Una botta di adrenalina e via: mi sono gettata nel vuoto. Letteralmente. Anche se mai avrei pensato di farlo. E se ci ripenso sento ancora qualche brivido corrermi su e giù per la schiena. Senza ancora capire quale forza oscura si sia impossessata di me in quel momento per spingermi a tanto.
Sarà che sono rimasta incantata da quel paesino che pare uscito da un libro di fiabe. Con i suoi murales colorati che raccontano costumi e leggende della Valle del Bitto. I fiori che spuntano in mezzo alle viuzze strettissime. La legna accatastata contro i muri. I colori pastello delle porte e delle persiane. Il piccolo ponte di pietra che sovrasta la cascatella guizzante nel centro del paese.
Un minuscolo borgo di soli trecento abitanti che si arrampica sulla montagna con le sue deliziose stradine di pietra e le casette tipiche. Affacciandosi sul maestoso bosco della vallata nel silenzio quasi irreale del Parco Nazionale delle Orobie, che contribuisce a staccarlo dal resto del mondo.
Sì, perché ad Albaredo per San Marco (SO), in Valtellina, non ci sono negozi, al di là di un piccolo market che offre solo generi di prima necessità. Non ci sono scuole, né asili. Non c’è un posto di pronto soccorso e neppure la farmacia. Non c’è nemmeno la banca. Ci sono solo la chiesetta di San Rocco e San Sebastiano del XV° secolo. Il comune, la posta, il bar e un ecomuseo. E un caseificio che produce il matusc, vale a dire il formaggio piú antico delle Orobie.
Il resto è tutto laggiù a Morbegno, a 10 km percorribili solo attraverso una strada tutta curve, e quindi spesso difficilmente praticabile col maltempo. Ma proprio per questo quel minuscolo, fascinosissimo borgo mi ha rapito il cuore all’istante. E deve avermi lanciato un incantesimo.
Voli, salti e scivolate nel vuoto, un concentrato di adrenalina…
Perché è lì che ho sperimentato per la prima, e forse anche l’ultima volta in vita mia, il brivido di librarmi in volo nel vuoto. Aleggiando a quasi 400 mt di altezza fino al vicino e non meno delizioso paese di Bema, per un totale, tra andata e ritorno, di 2,5 km in 2,5 minuti. E tutto perché mi sono avventurata nell’adrenalinico parco Fly Emotion, un crogiolo di emozionanti attrazioni outdoor. Dove la principale, Aerofune, regala appunto l’impagabile esperienza di volare sulla vallata, da soli o in coppia. Assicurati, ovviamente, a solide funi di acciaio con un’imbracatura certificata che permette di essere spinti dalla sola forza di gravità.
Poi, una volta scatenata l’ebbrezza, ho finito per prenderci gusto. E mi sono avventurata anche su Rail Zip, un carrello che scorre tra prati e boschi per 700 mt lungo un percorso misto di fune e rotaia. A pendenza elevata tra 5 e 30 mt dal suolo, ma a velocità più controllata del primo.
E poi con Fly Down, che sono tre attrazioni in una. C’è un muro da arrampicata, un ponte tibetano a due cavi, e infine un salto nel vuoto di 23 mt. Che parte in caduta libera con l’adrenalina in corpo, prima che una carrucola e uno speciale sistema frenante accompagni fino a terra. Quello, però, me lo sono risparmiato: ok il pieno di adrenalina, ma questo sarebbe stato decisamente troppo!
…per poi chiudere nel bosco
Ho concluso a Bema, nel parco avventura Aerobosco. Immerso in un freschissimo bosco di pioppi e faggi, tra le antiche baite che ancora conservano i segni della pastorizia locale. Dove mi sono districata in una serie di percorsi di abilità sospesi in aria e salti nel vuoto, fra tronchi, passerelle di legno, ponti tibetani, teleferiche e liane che collegano un albero all’altro, fino all’imperdibile salto di Tarzan. Tutto sempre in totale sicurezza, s’intende, con ogni strumento e accortezza del caso.
Mi sono divertita, questo è certo. Ma ammetto che al momento non so bene quando avrò il coraggio di rifare tutto di nuovo…