D'Annunzio, pizzini per Suor Intingola

0
Share

Messaggi maliziosi, coloriti e affettuosi, inviati a ogni ora del giorno e della notte. Per quasi vent’anni Gabriele d’Annunzio, con il nomignolo di Padre Priore, comunicò con una miriade di bigliettini con la sua cuoca, la fedelissima Albina Lucarelli Becevello, alias Suor Intingola, l’unica donna con cui visse in assoluta sintonia (e castità) dagli anni veneziani al buen retiro nel Vittoriale di Gardone Riviera. E alla quale rivolgeva le sue imprevedibili richieste culinarie: costolette di vitello e frittata, cannelloni e patatine fritte, pernice fredda, biscotti e cioccolata, ma soprattutto uova sode, di cui andava talmente ghiotto da paragonarne gli effetti a quelli di una “estasi divina”.
Messaggi ora raccolti nel libro La cuoca di D’Annunzio (Utet, pagg. 160, euro 14.00 compreso ebook) di Maddalena Santeroni e Donatella Miliani, un compendio decisamente saporito, ricco e composito quanto una tavola imbandita, che può essere interpretato anche come un originalissimo manuale di seduzione culinaria. Salutista attentissimo alla forma fisica, oltre che raffinato gourmet amante dei prodotti locali e genuini, il Vate alternava infatti giorni di digiuno quasi completo a scorpacciate disordinate e compulsive, generalmente provocate dall’arrivo di qualche amante. Per la quale la fidata cuoca, seguendo le disposizione di Padre Priore, dava vita a elaborati menù che combinavano perfettamente eros e cibo, in un’unica grande fonte di piacere.

Related Posts