Alle porte di una città, nei vicoli di un antico borgo, a ridosso di un castello, nel verde della campagna, di fronte all’orizzonte marino; in fattorie, mulini, manieri, ville d’epoca fuori dal tempo, in un pittoresco scenario di sapori, profumi, colori e rumori.
“Dimore d’epoca”, brand di riferimento per strutture turistiche di fascino nato undici anni fa per iniziativa di un gruppo di albergatori che hanno trasformato storici edifici in alberghi di pregio, scopre un’Italia intima e suggestiva che immerge l’ospite nell’atmosfera del luogo, facendogli assaporare le tradizioni, la cucina e l’ambiente naturale, curando a fondo dettagli e ospitalità.
Protagoniste di un nuovo turismo d’elite, le 85 dimore del gruppo sono certamente destinate ad aumentare. Proprio di recente, due nuove affiliate si sono unite al brand: l’elegante Duodo Palace Hotel nel centro storico di Venezia, e l’Hotel Ansitz Kematen, antico alloggio di montagna nel cuore del Renon, su un verde altopiano che sovrasta Bolzano.
Il primo, ex casa signorile del 1600 in puro stile veneziano, con stucchi, pozzo e stemma di famiglia, ha perfino un accesso diretto dal canale, camere dell’ultimo piano con vista sui monumenti e stanze sul canale deliziate dalle serenate in gondola www.duodopalacehotel.com.
L’altro, ricavato da un complesso signorile di 800 anni fa con fienile e chiesetta protetti da alberi secolari e stagno, si stende tra prati e boschi incorniciati dalle Dolomiti, e invita al riposo e al contatto con la natura, tra emozionanti escursioni a piedi e in mountain bike, in un’atmosfera familiare grazie anche alle deliziose camere in caldo stile tirolese www.kematen.it.
L’ingente patrimonio artistico-culturale costituito dalle celebri Ville Venete sparse su tutto il territorio dal Garda all’Isonzo diventa nuova meta organizzata dell’offerta turistica regionale.
136 delle 3477 storiche dimore si sono infatti unite in un circuito turistico basato sull’adesione dei proprietari a una Carta dei Servizi, contenente gli impegni garantiti ai visitatori che vogliono conoscere storia, territorio e tradizioni enogastronomiche di questi pregiati palazzi realizzati dal patriziato veneto durante gli ultimi secoli della Repubblica di Venezia, con la possibilità di visitarne gli interni e i parchi, di soggiornarvi o di ristorarsi.
Nati come luoghi di residenza o di soggiorno, e fulcro di economia agricola locale, le Ville Venete sono state un fenomeno architettonico artistico frutto di benessere economico e di una lunga epoca di pace e di sicurezza garantita nel territorio dal governo della Repubblica di Venezia.
Tra queste, le ventitre ville del Palladio sono state riconosciute dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità. www.irvv.net www.villevenete.org www.villevenetecastelli.com Regione del Veneto – Direzione Beni Culturali, foto di Stefano Minuz
di Grazia Garlando
Da una parte la Civita cinta da mura, con i suoi dodici palazzi nobiliari appartenenti a famiglie ricche e potenti. Dall’altra i Sassi, le tradizionali case-grotta aggrovigliate in verticale in un dedalo di vicoli, cantine e cisterne in cui uomini e animali hanno convissuto fino a pochi decenni fa, e che dal 1993 l’hanno resa Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco.
Questa era Matera, miseria e nobiltà, arte e storia, ombre e silenzi, intrigo e suggestione. Reale e irreale come ancora adesso, con le belle piazze del centro e i fascinosi vicinati dei Sassi che ancora conservano qualche architettura visibilmente sorretta da ossa animali, le sue 155 chiese rupestri – splendida quella bizantina della Madonna dell’Idris, scavata all’interno di uno sperone roccioso- e le sue grotte tufacee misteriosamente spalancate come enormi occhi scuri sull’altipiano murgico. Una piccola grande città di 60.000 abitanti, il 10% di quelli dell’intera Basilicata, scenografico set naturale di oltre quaranta film tra cui il celebre “The Passion” di Mel Gibson del 2004 e il molto precedente “Cristo si è fermato a Eboli” di Francesco Rosi del 1979 per i suoi forti richiami a Gerusalemme e a Petra, a cominciare dagli archi aggettanti della storica via Muro che delinea appunto le vecchie mura.
E proprio qui, in quella piazza Duomo che è il cuore dell’antica Civita, sullo sperone che separa il Sasso Barisano dal Sasso Caveoso dominando dall’alto l’intera città, nella storica ex dimora cinquecentesca della nobile e potente famiglia dei Conti Gattini sorge il prestigioso Palazzo GattiniLuxury Hotel e Spa, un gioiello che ancora emana tutta la suggestione della sua storia nelle venti camere lussuose ed esclusivissime -una diversa dall’altra- con le volte affrescate, nella hall che era il deposito delle carrozze, nella sala meeting che era la cappella gentilizia, nel caffè letterario con i suoi ottocento libri antichi a disposizione, nella formaggera dove si consuma una prima colazione del tutto tipica (assolutamente da provare la pizza bianca e il pane tostato con miele e ricotta), nel ristorante “Don Matteo” con i suoi sapori del territorio lucano -peperoni cruschi, pettole, manzo podolico, funghi e tartufi, ricotte e burrate- rivisitati con raffinatezza, nella beauty spa scavata tra grotte e cisterne tufacee (che propone, tra gli altri, massaggi all’olio d’oliva fornito direttamente da un frantoio locale, anche abbinato a oli essenziali di arancio e limone e a sale marino, e trattamenti all’antico olio di argan puro proveniente dalle zone desertiche del sud-est marocchino, dove è considerato l’elisir di bellezza per le sue proprietà nutrienti, protettive, idratanti e rigeneranti).
Un palazzo suggestivo dove ancora aleggiano lo spirito del conte Francesco Gattini e della giovane figlia, le cui vite agiate ebbero tragica fine: il popolo affamato trucidò spietatamente il conte all’età di 64 anni in un moto di rivolta contro i latifondisti, scovandolo, grazie al tradimento di un domestico, nella stalla in cui era nascosto, mentre la figlia assistette impotente all’assassinio di lui e del servitore di cui era innamorata. In quella stalla che adesso è una delle splendide camere, affacciata su un panorama mozzafiato, pare se ne avverta tutt’ora la presenza, mentre quando soffia il vento nei corridoi echeggia il pianto sommesso della fanciulla.
Poi basta percorrere pochi passi in discesa per ritrovarsi in pieno centro città, in un amalgama di grandi piazze e laboratori artigianali, musei e boutique, monumenti e locali tipici, chiese, come quella deliziosa di San Giovanni Battista in stile romanico-pugliese con portale decorato di fino, e palazzi signorili, come quello cinquecentesco che attualmente ospita il Conservatorio. Sassi abbandonati che ancora suscitano inquietudine, e Sassi trasformati in dimore di design, in alberghi diffusi e in localini tipici. Dove passato e presente si mescolano impercettibilmente in una storia così vicina, così lontana.