Egitto, camel safari nel Deserto Bianco

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Un luogo dove la geologia dà spettacolo, con monoliti candidi che emergono dalla sabbia rossa, mentre nella luce flebile dell’alba e del tramonto gli speroni di roccia si tingono di rosa e di arancio, e sotto la luna e le stelle si trasformano in un paesaggio artico di ghiaccio. E’ il cosiddetto “Deserto Bianco”, Sahra al Beida in arabo e Uadi Gazar o Valle delle Carote per i beduini locali, un’area di 600 kmq all’interno della grande distesa di dune, depressioni e rocce del Deserto Occidentale egiziano, o Deserto Libico, che occupa i due terzi dell’intero Paese.
Un gioiello paesaggistico nella grande depressione attorno all’oasi di Farafra fino a quelle di Baharya e Siwa, caratterizzato da una selva incredibile di pinnacoli, torrioni e funghi di candido calcare microfossilifero erosi nel tempo in mille incredibili forme dal vento carico di sabbia: rocce sedimentarie formate dai gusci calcarei di organismi marini depositati sul fondo di antichi mari che occupavano le attuali depressioni del tratto centrale del Deserto Occidentale, dove sorgono le oasi egiziane per la presenza di acque profonde affioranti. Reso ancora più irreale dalla sua misteriosa e antichissima storia, a cominciare dall’esercito dei 50.000 soldati persiani di Cambise scomparsi nel nulla 2.500 anni fa, travolti da un’implacabile tempesta di sabbia.
L’operatore milanese I Viaggi di Maurizio Levi specializzato in spedizioni nei deserti di tutto il mondo, propone un itinerario di otto giorni nel Deserto Occidentale, di cui la metà dedicati a una meharèè a cammello nel Deserto Bianco: si cammina tranquillamente in piano tra i pinnacoli per 5-6 ore al giorno, potendo scegliere se in groppa al dromedario oppure guidandolo a piedi, e ogni sera si monta il campo sotto le stelle in un posto diverso, alla fiamma dei falò.
 
Partenze mensili con voli di linea da Milano e Roma fino ad aprile 2012, e guida di lingua italiana, con quote da 1.280 euro.

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