Per chi ama il formaggio svizzero, può essere interessante capire anche come viene prodotto direttamente sul posto. Proprio lì, dunque, dove fiero e maestoso il Moléson sembra raggiungere il cielo mentre svetta su tutta la vallata.
Ai piedi del gigante, nel centro del villaggio omonimo, inizia l’escursione tematica della durata di circa 2 ore che illustra la produzione regionale del formaggio Gruyère. La meta finale è un caseificio del XVII secolo che lo produce ancora con metodo tradizionale direttamente sul fuoco. www.svizzera.it
Sapete cosa sono le sweetness? Sono piccole opere di arte e design fatte di glassa e farina, di cioccolato e frutta. Bellissime allo sguardo, irresistibili al palato. Prendono vita in un pastry lab dell’hinterland milanese e approdano sotto il soffitto settecentesco in abete rosso del bistrot Just Love di corso di Porta Ticinese 76, nel cuore della città, i due regni fatati in cui il demiurgo Nicolò Moschella, giovanissimo chef pasticcere che ha imparato e affinato la dolce arte alla corte del maestro Iginio Massari, le pensa e le produce con una creatività e un amore per la sperimentazione davvero sorprendente. Ogni stagione ha le sue, e questo già dolce autunno ne propone tre d’eccezione: la Nocciolina, bavarese alla nocciola con pan di spagna aromatizzato al maraschino, confettura di lamponi e dischetto croccante di pailletè al cioccolato; la Pera e castagna, con frolla, mousse alla ricotta e mascarpone, pere profumate al miele, limone e cannella con crema di marroni e vaniglia; la Delizia al cioccolato Veg, pan di spagna farcito con ganache al cioccolato e decorato con panna vegetale e riccioli di cioccolato. Troppo dolci? Magari per qualcuno sì. Allora scegliete prima i krapfen con farciture salate decisamente alternative, come quella al prosciutto crudo, pere, olio tartufato e brie, e quella al salmone fresco con mango. Ma poi affondate comunque il cucchiaino in una sweetness. E assaporate il momento di estasi.
Si chiama Ice Wine, letteralmente “vino del ghiaccio”: un prodotto raro e pregiato che prende vita nella Repubblica Ceca, a produzione limitata perché legata all’andamento della stagione, che si ottiene da grappoli d’uva “dimenticati” sulla vite in inverno e lasciati congelare naturalmente.
Il processo laborioso necessita di specifiche condizioni climatiche e particolari procedure di vinificazione, come ad esempio quella di pigiare l’uva prima che si scongeli. L’alta concentrazione di zuccheri rallenta la fermentazione del mosto, che può richiedere anche alcuni mesi, ma il risultato è una poesia di aromi e sapori. Proprio come per il prodotto “cugino”, lo Straw Wine, ottenuto invece da grappoli lasciati seccare sulla paglia per oltre tre mesi.
Del resto i vigneti ricoprono buona parte della campagna ceca, soprattutto nelle quattro sottoregioni vinicole del sud della Moravia – Znojmo, Mikulov, Velke Pavlovice, Slovacko -, tanto che l’attuale momento della vendemmia si trasforma in una grande festa di villaggio in villaggio per tutto il mese di settembre, tra suggestive ricostruzioni storiche e deliziose degustazioni; un piacevole itinerario da percorrere in auto ma anche in bicicletta, discretamente disegnato tra i borghi vinicoli e spesso nascosto tra i filari, che offre oltre 1.000 km di sentieri alla scoperta delle undici diverse Strade del Vino.
Tanto più che nella Repubblica Ceca esiste una gastronomia tipica legata all’uva: un tour delle cantine non può che cominciare con il Trdelnik, pane tradizionale che non manca mai durante la vendemmia e aiuta a tamponare le libagioni della giornata, per continuare con la minestra di patate, cetrioli, panna acida, cumino e aneto, con le “salsicce vinose” conservate nel vino, arrotolate, rosolate e proposte con cipolla brasata e formaggio, oppure con la carpa al vino rosso e pomodoro. E a Praga l’esclusivo ristorante di Villa Richter, affacciato sulla vigna rinnovata di San Venceslao, offre le sue specialità accompagnate da vino sfuso proveniente dai migliori viticoltori cechi e moravi.