Îles de Lérins, l'anima segreta della Costa Azzurra

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di Grazia Garlando
Diciamolo pure: a Cannes ci si va perché è glamour, frizzante e sfavillante. Perché a camminare sulla Croisette ci si sente un po’ protagonisti di un mondo luccicante fatto di ostriche e champagne, boutique lussuose e serate mondane. Non sapevo però che mi sarebbero bastati quindici minuti di traghetto per trovarmi catapultata in un mondo completamente opposto. Fatto di silenzio e di natura. Il mondo delle Îles de Lérins, due minuscole isolette che compongono l’arcipelago di Lerino, e che sembrano fatte apposta per prendersi una pausa dalla mondanità della città madre e rifugiarsi in un’atmosfera del tutto opposta.
Îles de Lérins 2Sbarco al piccolissimo porto di Sainte Marguerite, la maggiore delle due isole nonostante i suoi soli 3 km di lunghezza e 1,5 di larghezza. Mi avvisano subito che potrò esplorarla soltanto a piedi: si tratta infatti di un’ex base militare, protetta e verdissima, dove non solo non possono assolutamente circolare auto e scooter, ma neppure le biciclette. Ma mi tranquillizzano: in un paio d’ore l’avrò visitata in lungo e in largo, e senza neppure affannarmi troppo. Inizio a incamminarmi attraverso una stradina colorata dalle bouganvilles e profumata dagli oleandri, imbattendomi qua e là nelle case dei circa dieci abitanti che la popolano, e negli unici due ristoranti presenti. Nessun albergo, nessun negozio. Niente insomma che possa trattenere i turisti più a lungo di una giornata di mare e di cultura. Non era così al tempo degli antichi romani, che ci avevano fatto addirittura le terme, di cui purtroppo non sono rimaste tracce.
Quello che invece è rimasto è il monumentale Fort Royal, una maestosa cittadella fatta edificare dal cardinale Richelieu nel XVII secolo, affacciata sul mare con una vista spettacolare. All’interno, un insieme di edifici, stradine e grandi piazze con gli antichi pozzi al centro, dall’aspetto fatiscente ma ancora ben conservati. Ma totalmente disabitata, in un silenzio irreale che ammalia (anche se gruppi di giovani e associazioni possono alloggiare occasionalmente nei suoi dormitori). Per un attimo ho la sensazione di trovarmi in un paese fantasma, e forse un po’ è proprio così. Perché a questo punto ci si mette anche la leggenda. L’unico edificio dove c’è gran movimento è infatti la vecchia prigione di stato. Dove per undici anni fu rinchiusa la celeberrima Maschera di Ferro, il misterioso personaggio reso celebre da Voltaire e da Dumas, la cui identità è da sempre avvolta nel mistero a causa della maschera che impediva a chiunque di vedere il suo volto. La leggenda racconta che si trattasse nientemeno che del fratello gemello di Luigi XIV, proprio colui che lo fece imprigionare qui. Tant’è che in quella cella adesso completamente spoglia, noto effettivamente qualcosa che la rendeva un po’ più confortevole delle altre: i resti di un bagno rudimentale, di un caminetto e di alcuni affreschi che decoravano le pareti. Pare che all’epoca ci fossero anche mobili, tendaggi e tappeti. Chissà…
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Nell’altra ala dell’edificio ha sede invece il piccolo Museo del Mare, costruito sulla fondamenta delle vecchie cisterne romane ancora visibili. Raccoglie tutto quanto è stato trovato nei fondali in tempi antichi a testimonianza di una vivace attività commerciale: una quantità di anfore e parecchi generi di consumo, come nocciole, datteri, olio e farina. Va da sé che non siano certo gli originali!
Lascio il fascinoso Fort Royal e mi dirigo verso la parte più green dell’isola. Mi addentro tra i boschi di pini e eucalipti popolati di farfalle e cinghiali, sbuco su incantevoli spiaggette rocciose orlate da pini marittimi, e mi ritrovo allo stagno di Batéguier con la sua riserva ornitologica che accoglie tante specie di uccelli migratori, e per questo méta prediletta di tanti bird watchers. Poi, dietro l’ennesima curva, la sorpresa: da un lato mi trovo affacciata su Cannes, mentre dall’altro compare l’altra isola dell’arcipelago, Saint Honorat, un lembo di terra lungo e stretto, addirittura tre volte più piccolo di Sainte Marguerite. Purtroppo le due isole non sono collegate tra loro. Mi tocca tornare a Cannes e riprendere il traghetto, ma non resisto alla curiosità di visitare anche questa. Tanto, mi dicono, in mezz’oretta l’avrò percorsa tutta. Perché a parte un ristorante turistico, c’è soltanto un imponente monastero con annessa la medievale Abbazia di Lerino. E tanta, tantissima vegetazione fatta di pini marittimi e domestici.
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Altri quindici minuti di mare ed eccomi su questa minuscola isola privata, di proprietà dei cistercensi fin dal IV secolo d.C. Ci vive una comunità di ventidue monaci, che producono liquori e vini bianchi e rossi grazie a ben sette ettari di vigne. E che poi vendono a prestigiosi hotel e ristoranti francesi, oltre che, così si dice, perfino ai palazzi di governo. Anche qui, ovviamente, regna la tranquillità più assoluta, tanto che chi ha voglia di trascorrere qualche giorno di raccoglimento e ritiro può anche dormire nella foresteria Îles de Lérins 7del monastero, e condividere la vita e l’attività quotidiana dei cistercensi. Un giro nei boschi, e l’isola è già finita. Torno a Cannes e mi fermo a mangiare un’insalata nizzarda con un buon bicchiere di vino rosè in un localino sulla spiaggia. Il sole sta tramontando e il lungomare brulica di vita e movimento. Ma io oggi, al di là del mare, ho scoperto la sua seconda anima. Quella intima che vive ugualmente di luce intensa. Anche senza sfavillare.
 
 
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Come arrivare: con i traghetti Horizon, Trans Cote d’Azur e Riviera Lines, ogni mezz’ora da Cannes, euro 13,50 a/r
Dove mangiare: A Sainte Marguerite nei due ristoranti sul mare La Guerite e L’escale; a Saint Honorat al ristorante La Tonnelle, che propone anche vini e liquori dei monaci
 
 
Info:
Cannes e Îles de Lérins
Atout France
Comitè Rregional du Tourisme Riviera Cote D’Azur

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