Lambrusco, non soltanto cucina emiliana

0
Share

Inutile negarlo: si dice Lambrusco e sembra subito di sentire il profumo irresistibile della grande cucina emiliana. Del gnocco fritto e delle tigelle, del parmigiano e dei salumi. Che, ve lo dico, è assolutamente ai primi posti nelle mie preferenze culinarie. Anzi, sfido a trovare qualcuno per cui non lo sia.

Eppure ieri sera ho vissuto un’esperienza strepitosa all’eccellente ristorante giapponese Finger’s Garden, a Milano. Dove diversi tipi di Lambrusco sono scesi in tavola uno dopo l’altro ad accompagnare magistralmente piatti prelibati e colorati della cucina orientale. In un abbinamento incredibile che mi ha lasciato davvero piacevolmente stupita.

Lambrusco

Tutte le varietà del Lambrusco

L’idea è stata del Gruppo Giovani del Consorzio Tutela Lambrusco, che rappresenta settanta produttori e otto denominazioni tra Modena e Reggio Emilia: Modena DOC, Lambrusco di Sorbara DOC, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOC, Lambrusco Salamino di Santa Croce DOC, Reggiano DOC, Colli di Scandiano e di Canossa DOC, oltre a Reno DOC e Bianco di Castelfranco Emilia IGT. Una nuova generazione di produttori appassionati e attivissimi, che stanno portando in giro per l’Italia l’idea che questo versatilissimo vino, a seconda delle sue caratteristiche, territorio e tonalità di colore derivabili dalle sue tante anime – dal rosa chiaro al rubino, fino al porpora e ai frutti rossi – possa felicemente sposarsi anche a una cucina estremamente diversa dalla sua abituale. Perché si tratta di  una famiglia di ben dodici vitigni a bacca nera, tutti tipici dell’Emilia Romagna.

Chi sapeva, ad esempio, che il Lambrusco non è soltanto rosso scuro come generalmente si crede, ma anche deliziosamente rosé? E chi sapeva che, oltre al frizzante che rappresenta più del 95% della produzione, ci sono anche il secco e diverse versioni amabili, adattabili a ogni tipo di portata in un pasto completo?

Lambrusco

Il Lambrusco all’estero

Ma soprattutto, chi immaginava che fosse vendutissimo in Germania e Stati Uniti? E che adesso stia varcando trionfalmente anche i confini asiatici e sudamericani, oltre a quelli del Regno Unito, esportando addirittura il 60% della sua produzione?
Lo sapevano i giovani produttori, ovviamente, che seduti a tavola con me per questa cenetta davvero deliziosa, ne hanno svelato i segreti e, soprattutto, le potenzialità: “Il Lambrusco è il vino dei colori, uno diverso dall’altro, ma nel mondo è generalmente identificato come un vino rosso scuro frizzante – hanno spiegato – Per questo abbiamo l’esigenza di far comprendere che ne esistono tante varietà, con colori e sentori diversi, capaci di veicolare esperienze completamente differenti e abbinare a diverse e numerose tipologie di cucina”.

Per quanto mi riguarda, la dimostrazione è perfettamente riuscita. Loro, intanto, continuano a girare la penisola proponendo abbinamenti sempre tanto diversi, quanto perfettamente vincenti. Fermo restando che, comunque, quello con la sublime cucina emiliana continuerà sempre a fare il suo appetitoso dovere.

Related Posts