Avete mai mangiato un maxi hamburger con filetto di angus, dei bocconcini di scottona alla texana o un saporito filetto al pepe in una vecchia tipografia, circondati da affascinanti macchinari da stampaggio d’epoca? E’ la curiosa proposta del Clichè di Villasanta, in quel di Monza, raffinata Steak House che fa della carne pregiata il suo punto di forza.
Una sorta di nouvelle cuisine della Brianza, dove non mancano però gustosi piatti d’altro genere, che spaziano dai pregiati maccheroni al torchio con astice blu al misto casereccio di salami lombardi ed emiliani con gnocco fritto, dai delicati riccioli di calamari su letto di fagioli bianchi di spagna a gustosissime pizze cotte nel forno a legna e proposte in tante curiose varianti.
Un locale ampio e spazioso, dalle linee pulite che giocano sul contrasto degli arredi in legno con i bianchi e i blu degli interni, creando un’atmosfera accogliente e informale da cui 
non si può andare via senza aver assaggiato i dessert particolarissimi di produzione propria, come la mousse di crema di ricotta al profumo di cannella, il soufflè al cioccolato fondente e cioccolato bianco, le cheescake e le mousse bicolore.
E se vi cade un boccone dalla tavola, niente paura: a farlo sparire subito ci penserà il vostro cagnolino, che potete portare con voi perché qui è assolutamente il benvenuto.
Clichè
Via Edison 4, Villasanta (MB)
aperto tutti i giorni dalle 12.00 alle 14.30 e dalle 19.00 alle 23.00, escluso il sabato a pranzo
Monza, bistecche in tipografia
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Cipro festeggia il suo antichissimo vino
23 luglio 2011 – Un vino dolce di colore ambrato perfetto per il dessert, prodotto da uva essiccata al sole con le varietà Xynisteri -fruttata bianca- e Mavro –nera-. Realizzato esclusivamente a Cipro, in una piccola zona sui Monti Troodos che comprende ben 14 villaggi, il Commandaria (Koumandaria) è ritenuto il vino più antico del mondo, tanto che già nel 735 a.c. Esiodo ne parlava definendolo “la Manna di Cipro”, e molti ritrovamenti storici e archeologici, quali ad esempio i Mosaici della Casa di Dioniso (Bacco) a Pafos, evidenziano la storia della conoscenza e dello sfruttamento della vite sull’isola: Dioniso lega la sua fama proprio al fatto che ottenne credito non solo per la scoperta dei vigneti, ma anche per la produzione del vino.
Interessante è il percorso che riporta indietro nel tempo alla volta dei suoi segreti, in quel lontanissimo 1192 d.C. quando i Cavalieri di San Giovanni si dedicavano al perfezionamento delle sue tecniche di produzione: furono proprio loro, infatti, a dargli il nome in relazione alla zona Gran Commanderie che circonda il bel Castello di Kolossi ad ovest di Lemesos-Limassol.
Vale quindi la pena una visita alle cooperative vinicole della regione, operanti all’interno di un’area di produzione riconosciuta e tutelata a livello internazionale, ma anche al torchio di Laneia, preservato nel corso dei secoli e testimone del glorioso passato enologico di questa terra, e al già citato castello medievale di Kolossi, un tempo base di comando dei Cavalieri di San Giovanni.
Oggi il vino Commandaria per legge deve essere invecchiato per almeno due anni in barili di quercia, procedimento che può avere luogo anche fuori dalla zona, ma sotto stretto controllo e seguendo le condizioni della legge cipriota.
Ed è proprio per celebrare questo storico e tradizionalissimo prodotto che conta oltre 4000 anni di vita, che da domani fino al 30 luglio avrà luogo nel villaggio di Lania il Commandaria Festival, che tra musica, antichi mestieri e delicatezze gastronomiche tradizionali, oltre a danze e musica greca, si allargherà ogni sera anche ad altri villaggi come Alassa, Agios Georgios, Doros, Lania, Monagri e Silikou.
Commandaria Festival – dal 24 al 30 luglio 2011
www.turismocipro.it
Il sapore giapponese della condivisione
Ogni tanto una cenetta giapponese ci sta proprio a pennello. Per questo sono volata a sperimentare il nuovo Domò Sushi, sbarcato da poco a Milano nei locali dell’ex Museo dei Navigli, in via San Marco, accanto allo storico Ponte delle Gabelle. Dopo l’ormai rodato, e omonimo, primo capitolo ai Parioli romani. Che già dal nome mi sembra proprio carino: è tratto dal rafforzativo nipponico domò arigato gozaimashita, che in sostanza significa molte grazie.
Una fine-dining experience internazional – giapponese
Ma ci ho messo poco a capire che quella non sarebbe stata una cenetta giappo come le altre. La definirei, piuttosto, una sorprendente fine-dining experience nel nome di una condivisione conviviale davvero singolare, accompagnata da Mistery Cocktail a sorpresa creati dal barman sulla base dei gusti degli ospiti. In un locale di design scenograficamente contemporaneo nel suo gioco raffinato di luci e arredi. Di colori naturali di sabbia, terra e ruggine, e chiaro-scuri d’atmosfera. Fontane di pietra e divani di velluto. Mattoni a vista e arcate di metallo brunito. Tessuti preziosi e rivestimenti in legno.
Dal respiro tanto internazionale quanto intimo e profondamente accogliente, nonostante i ben 1500 mq di superficie, su due piani. In un architettonico disegno d’autore dove tutto trova il suo posto, dal banco per il sushi-show alle aree per la lavorazione dei cibi a freddo e a caldo. Dallo spazio dolci e bar-caffetteria alla cantina dei vini. Fino alla consolle a specchio del dj per un carezzevole sound design d’atmosfera. E, last but not least, una nutrita squadra di addetti qualificatissimi e propositivi da riuscire a coccolare quasi singolarmente ogni tavolo.
Condividere con stile (giapponese)
Ma la vera sorpresa è arrivata quando, mettendomi a tavola, è emerso forte e chiaro che cosa significa, qui, condividere realmente il cibo. Perché sulla base di ottanta piatti proposti, ogni commensale ne sceglie un blocco da dieci, tutti diversi, da dividere con gli altri come se si trattasse di piccole monoporzioni. Vedendone arrivare in tavola, dunque, venti se si è in due o cinquanta se si è in cinque, e via dicendo, fino a completa sazietà. In un saporito viaggio gastronomico che amalgama magistralmente gli ingredienti caratteristici di Giappone, Centro e Sud America, Europa, enfatizzandoli in accostamenti più che riusciti.
Qualche esempio? Edamame e gyoza, bun ripieni di pollo o wagyu, tako-su di polpo e basilico, nigiri con Patanegra o scottati con il cannello, roll con burrata e gamberi di Mazara o con avocado e nachos tex-mex, maki nikkei e tiki, tataki di manzo con puntarelle e capperi. In un gioco colorato e coinvolgente che prende così tanto la mano da non volerlo far finire mai.
Mi toccherà tornarci, eh sì…
DOMO’ Sushi Milano
Via San Marco 40, 20121 Milano
Aperto da giovedì a domenica dalle 12.30 alle 16, tutte le sere dalle 19.30 alle 00.00