Una terra integra e autentica, marcata dalla linea dell’equatore e dove la natura si esprime in spettacolare libertà tra acque trasparenti e spiagge candide, picchi montuosi e foreste rigogliose. Chi ha mai sentito parlare di São Tomé e Príncipe, minuscolo arcipelago di una ventina di isole nell’Oceano Atlantico che prende il nome dalle due maggiori, al largo dell’Africa centro-occidentale nel golfo di Guinea? Pochi, vero?
Eh sì, perché questa piccola repubblica indipendente, ex colonia portoghese da loro scoperta nel 1471 e che ancora conserva le antiche Roças – tipiche fattorie coloniali di cui alcune ancora attive, altre trasformate in resort di charme, altre in stato di abbandono – è rimasta fino ad ora del tutto al di fuori delle rotte turistiche, conservandosi come un piccolo Eden intatto e nascosto. Una terra vulcanica dal microclima marittimo-equatoriale, che alterna la stagione delle piogge –marzo, maggio, ottobre e novembre – con clima caldo umido e scrosci improvvisi e abbondanti di breve durata, alla stagione secca chiamata Gravana, da giugno a settembre, con cielo nuvoloso, brezza costante e temperature moderate, oltre alla Piccola Gravana, a gennaio e febbraio, con sole e cielo terso e temperature tra i 25 e i 30° di giorno ma notti fredde. Una terra che vive delle sue pregiate produzioni agricole locali come cacao, caffè, spezie, arachidi e frutti tropicali, del suo mare pescoso, delle sue piante di banana, palma da cocco e da olio, e del tradizionalissimo albero del pane. Ma che ora la sua accogliente e pacifica popolazione, che conta poco più di 165.000 abitanti, ha deciso di iniziare ad aprire timidamente al turismo. Certo non quello dei grandi numeri, sia ben chiaro, ma quello attento e discreto dell’ecoturismo e della sostenibilità, amante degli spazi naturali incontaminati, delle escursioni naturalistiche nella foresta primaria tra rarità di fauna e flora, del whale watching e del turtle watching, delle piccole strutture di charme e eco-luxe.
E proprio per dare prospettive di progresso migliorando le condizioni di vita, alcune Ong-Onlus stanno mettendo in atto progetti di aiuto e sostegno, come quello dell’italiana Alisei Fluta Non-La Nostra Frutta, gestita insieme alla Diocesi di São Tomé e Príncipe, per la lavorazione di farine e frutta disidratata ricavate da prodotti locali come l’albero del pane, oltre a banana, manioca, papaia e ananas, matabala, jaca e cajamanga: produzioni alternative a quelle classiche da destinare al mercato estero salutista, veg e vegetariano, oltre naturalmente a quello interno con particolare attenzione ai bisogni nutrizionali dei bambini.
L’arcipelago si raggiunge settimanalmente dall’Italia con Tap Portugal, via Lisbona con scalo tecnico a Accra (Ghana) per un totale di 11,30 ore di volo; le isole sono collegate tra loro giornalmente, domenica esclusa, con STP Airways, in 35 minuti di volo, e con il Portogallo una volta a settimana; con Air Italy via Accra richiedendo due volte il check-in.
[box] IL MIGLIOR CACAO DEL MONDO
Sapevate che a São Tomé e Príncipe si produce il miglior cacao del mondo? La sua coltivazione viene introdotta a fine Ottocento, nascono le grandi tenute, le cosiddette Roças, e l’arcipelago diventa rapidamente uno dei principali esportatori mondiali grazie all’altissima qualità del prodotto locale, su cui è tuttora incentrata l’attività agricola di queste isole. Oggi è coltivato da diverse cooperative, molte con sistemi completamente biologici, che si occupano dell’essicazione e poi della spedizione dei semi, pronti per le successive lavorazioni; c’è un solo coltivatore, italiano, che produce direttamente il cioccolato in loco con tecniche del tutto artigianali. [/box]