Dopo la fortunata esperienza al Festival di Sanremo con il brano Abbi cura di me, Simone Cristicchi riprende a viaggiare per l’Italia con la tournèe del suo spettacolo teatrale Manuale di volo per uomo, diretto da Antonio Calenda, un’emozionante e poetica favola metropolitana che si interroga su temi eterni come la felicità, il dolore, la bellezza, la fragilità, e l’anelito perenne a ricongiungersi a qualcosa che faccia sentire completi. Autobiografica non nel contenuto ma nella reazione del protagonista alla vita tutta, che riscopre l’importanza di mettere al centro le sue priorità per riscrivere un adeguato manuale di volo. Uno spettacolo che si chiude con l’esecuzione chitarra e voce del brano sanremese, originato a sua volta da queste tematiche, e che rappresenta l’artista nella sua interiorità più profonda, nelle sue fragilità e debolezze.
La tournèe si interromperà in estate per lasciar posto a quella musicale, una sorta di one man show tra musica e recitazione, per poi riprendere nella prossima stagione teatrale. “Quando mi sono reso conto che stavo perdendo molto tempo alle prese con questioni effimere e superflue ho avvertito forte dentro di me il bisogno di uno spazio di silenzio, dove poter interrogare la mia interiorità e pormi le domande giuste senza cercare necessariamente delle risposte. E l’ho trovato scegliendo, una decina d’anni fa, di fare una vita ritirata ad Ariccia, un piccolo paese dei Castelli Romani vicino alla capitale, dove ho la fortuna di potermi immergere nella natura circondato dai boschi e dai due splendidi laghi di Albano e Nemi, di respirare aria pulita e di sentirmi davvero in pace con me stesso. E per me è stato assolutamente positivo, perché mi ha aiutato a cambiare il mio sguardo sulle cose e a capire che il mio modo di vivere è un vero privilegio, regalandomi equilibrio e serenità”. Foto: Ambra Vernuccio
di Grazia Garlando 8 gennaio 2016 – Doveva essere una conferenza stampa. E invece si è trasformata da subito in un vero e proprio happening. Fin da quando i due mattatori hanno fatto il loro ingresso in sala distribuendo ai giornalisti chiavette USB graziosamente confezionate in involucri bianchi come bomboniere. Del resto, nessuno dei presenti aveva alcun dubbio, considerato che si era al cospetto di due personalità mica da poco, come quelle di Claudio Baglioni e Gianni Morandi. Due professionisti navigati, due cuori entusiasti, due anime belle. L’occasione è l’annuncio del proseguimento del fortunatissimo progetto “Capitani Coraggiosi”, vale a dire i dodici concerti-evento romani tenuti a settembre all’Arena del Foro Italico, con un successo a dir poco travolgente. E quindi anche per questo nessuno dubitava minimamente del rapido arrivo della part two. Che adesso, però, si amplifica in un tripudio di date su e giù per l’Italia in continuo aumento per l’enorme richiesta (sono già stati venduti oltre 105.000 biglietti e arrivano inviti anche dall’estero), nel doppio album dal vivo in uscita il 5 febbraio Capitani Coraggiosi – Il Live (Sony Music) realizzato durante gli show romani e disponibile in tre versioni (classica, deluxe con prove in studio e dvd, vinile), e perfino nel programma radiofonico #RadioCapitaniCoraggiosi, in diretta su RTL 102.5 da stasera per cinque venerdì dalle 19 alle 21, naturalmente audio e video, nel quale i due chiacchierano, cantano, rispondono alle telefonate e improvvisano a più non posso. Insomma, i Capitani Coraggiosi salperanno il 19 febbraio da Padova, ma non si sa quando toccheranno nuovamente terra. “Del resto – sottolinea Baglioni – questo tour non è solo un impegno professionale, ma un vero e proprio viaggio umano”. Un viaggio che li ha portati alla scoperta personale l’uno dell’altro, facendo crescere tra loro un’amicizia forse perfino inaspettata, e che dietro all’ironia e agli straletti di facciata nasconde, neanche tanto bene, una meravigliosa complicità. “Dopo una vita da colleghi, ho finalmente conosciuto l’uomo Claudio, rispettoso, generoso e premuroso – conferma Morandi – Non che l’artista sia da meno: all’inizio di questa avventura pensavo “ok, lui scriverà anche dei testi incredibili, ma io sono un cantante e me lo mangio in un attimo”. Chi avrebbe mai immaginato che avesse una vocalità e un’estensione di quel genere?”
“Lui invece è indistruttibile, credo che esista da prima del Big Bang – replica Baglioni – Gli invidio molto la vivacità e l’energia: alle sette del mattino va sempre a correre le sue mezze maratone, come se i concerti non fossero già abbastanza. E sarebbe capace di restare sul palco per ore a salutare i fans uno per uno. Ma intanto io mi sono finalmente tolto un’enorme soddisfazione: nel 1970 avevo scritto proprio per Gianni la canzone “Chissà se mi pensi”, ma lui non l’ha voluta incidere e io ci sono rimasto malissimo. Il fatto che adesso si trovi a cantare oltre una ventina di pezzi miei è una bella rivincita. Ha perfino promesso che adesso scriverà i miei prossimi brani”.
“Sì, ma intanto tra un anno e mezzo farò un disco nuovo e busserò sicuramente alla sua porta per farmi scrivere qualcosa. Anche se una delle difficoltà maggiori che ho incontrato sono state proprio le sue canzoni, molto più difficili delle mie, con tutte quelle parole…” ribatte Morandi. Che improvvisamente si dilegua, per ricomparire un istante dopo con in mano due chitarre. Non importa che in questo momento si trovino nella piccola sala di un hotel milanese, invece che sui grandi palchi di arene e palazzetti circondati da musicisti e tecnologia: hanno una gran voglia di cantare. E di divertirsi. E così i giornalisti si ritrovano, invece che a porre domande, a cantare insieme a loro pezzi inossidabili ancora e sempre da brivido, come E tu come stai?, Scende la pioggia, Poster, scivolando poi via via sulle note trascinanti di Andavo a cento all’ora e W l’Inghilterra, Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte e Porta Portese. Non c’è dubbio che il vero spettacolo siano loro, con il loro entusiasmo e la loro vitalità, con quelle voci così diverse che si fondono in contrasti spesso improbabili quanto accattivanti, con i loro brani immortali che hanno scritto una parte tanto importante della storia della musica italiana. Due ragazzi irresistibili che dopo cinquant’anni di carriera sono ancora capaci di divertirsi, di emozionarsi, di sperimentarsi. E che il pubblico non può fare a meno di riconoscere ancora e sempre. Loro provano a spiegarlo così: “Abbiamo vissuto il momento migliore della musica, che vedeva in pista anche nomi come Beatles, Rolling Stones, Bob Dylan. Fare musica significava avere una bella intuizione melodica, cantarla e suonarla. Le nostre canzoni fanno parte della memoria collettiva, le mamme le hanno insegnate ai figli. Forse non è più arrivato niente di tanto dirompente da cancellare quello che è stato”.
Poi attaccano Se perdo anche te. E questa insolita conferenza stampa termina immancabilmente con una sentita standing ovation. Oltre che con un brindisi beneaugurale, che accompagna i Capitani Coraggiosi a prendere nuovamente il largo. Foto di Angelo Trani
Il coraggioso colonnello Gabriele Moresco “è l’unico personaggio ad essermi rimasto dentro tra tutti quelli interpretati nella mia carriera”. Perché il protagonista di “Le ultime 56 ore”, film di enorme impatto emotivo che mescola con alta maestria denuncia sociale e sentimenti dimostrando che spesso le cose stanno esattamente al contrario di come sembrano, ha una psicologia fortissima ed è capace di un gesto tanto eclatante “di quelli che oggi nel nostro Paese sembrano essere davvero l’unico modo per farsi ascoltare”. Anche se però, con il suo eccessivo rigore e le sue inossidabili decisioni, nella realtà non gli assomiglia poi così tanto.
“Grazie al teatro, per il quale ormai da vent’anni sono in tournèe almeno quattro mesi all’anno, sono costantemente in viaggio nel mio bel Paese, e ormai ne sono diventato un profondo conoscitore: la gente, il cibo, il clima, le abitudini, gli orari, le differenze e le particolarità di ogni singola regione. Per questo mi piace tanto viaggiare per lavoro… Non sono invece un viaggiatore per diletto: la pura vacanza mi annoia, la semplice curiosità di vedere un altro Paese si esaurisce presto. Devo sempre avere qualcosa da fare. Vivere, come mi è capitato, la realtà di Cuba, della Malesia o dell’est europeo per girare un film, o quella delle Maldive per il matrimonio di un amico, mi va benissimo, riesco anche ad entrarci fortemente in contatto, ma il puro viaggio-vacanza non fa per me… Non esiste, così sulla carta, un posto dove vorrei andare: io sono incontentabile e discontinuo, detesto la ripetitività, quindi sono pronto ad accogliere al volo qualunque nuova opportunità di fare e vedere cose diverse, di essere sorpreso e stupito…”