di Grazia Garlando 4 ottobre 2010 – E alla fine ha vinto lui: “Le Gruyère AOC”, del produttore Philippe Dénervaud. Una gara curiosa e appassionante tra 25 categorie di formaggi e un’infinità di tipologie davvero inimmaginabili per chi non si trovasse presente allo spettacolo pittoresco dei “Swiss Cheese Awards”, manifestazione che si ripete ogni due anni in Svizzera e che quest’anno ha avuto come cornice il suggestivo lago della deliziosa Neuchatel, antica cittadina che dalle spiaggette di sabbia e sassi si arrampica su su fino al Castello.
Lì, dove un tempo c’era un fiume che, percorrendola tutta, andava a gettarsi direttamente nel lago, oggi ci sono strade e auto, che però non le hanno rubato l’atmosfera incantata delle sue tante fontane allegoriche, dei bei palazzi storici, delle chiese cattoliche e protestanti.
Una cittadina, nei giorni scorsi, allegramente animata da questa golosa rassegna e dalle capannelle a tema che hanno invaso le stradine del centro, da cui non si usciva indenni senza aver assaggiato di tutto un po’. Lì, in quella Svizzera da cartolina con le mucche sdraiate al sole su prati verdissimi al sapore di latte, di vino e di assenzio, tra caseifici, vigneti e distillerie, si è consumato il rito dell’Awards dei Formaggi, un must per gli svizzeri che ne derivano una fetta importante della loro tradizione e della loro economia. E tra una Raclette e una Fondue, un Emmentaler e uno Sbrinz, un Appenzeller e un Gruyère, è andato in scena uno spettacolo festoso e conviviale, generosissimo di prodotti e buonumore. Con buona pace di chi non sa apprezzare i piaceri della tavola. Foto: Fromarte / Marcel Bieri
In questo mondo che corre sempre più a perdifiato verso un futuro di cui sembra non essere mai sazio, ho scoperto un posto in cui il passato la fa ancora splendidamente da padrone. Siamo in quella campagna novarese ancora saldamente legata alla cultura e alla tradizione millenaria del riso, dove i colori accesi si alternano ai grigiori delle nebbie in un gioco affascinante di contrasti che conquista sempre e comunque, e dove si lavora incessantemente nonostante la magia di ritmi slow che invitano a guardarsi attorno e respirare. Ed è qui, alla Cascina Grampa dell’Azienda Risotesta in San Pietro Mosezzo (NO), che il tempo sembra essersi placidamente fermato nella sua corte chiusa con la casa padronale e gli alloggi degli ex salariati, la stalla e il fienile, e il dormitorio delle mondine che conserva ancora le reti dei letti appoggiate alle pareti e le fotografie che raccontano la loro faticosa e fascinosa vicenda. Una pileria, vale a dire un’autentica azienda rurale che dispone di impianti propri, dove si respira la rilassante atmosfera di un mondo neanche troppo lontano nel tempo anche se lo sembra anni luce, la cui forza e particolarità è quella di aver recuperato e rimesso in funzione per la produzione il sistema meccanizzato azionato da un mulino ad acqua, che a partire dal 1600 fino alla seconda metà dell’800 costituiva il solo tipo di impianto utilizzato per la pulitura del riso, privando il risone grezzo della buccia esterna e dei vari tegumenti protettivi per portare nei nostri piatti il chicco lucido.
Un macchinario ormai scomparso dovunque tranne che qui, con la grande ruota spinta dalle acque della Roggia Crosa, i vecchi ingranaggi che azionano contemporaneamente l’imponente macina, la serie di pestelli della pista in pietra e la macchina ad elica per la sbiancatura e la brillatura, in un sistema, tra l’altro, decisamente puro ed ecologico, che si avvale del passato per infilarsi dritto dentro al futuro.
A un passo da lì, sempre immersa nel paesaggio delle risaie del piccolo borgo di San Nazzaro Sesia, anche la splendida Abbazia Benedettina dei Santi Nazario e Celso, grandioso complesso fortificato del X secolo tra i più significativi del Piemonte che comprende anche il maestoso campanile romanico, il bel chiostro con affreschi quattrocenteschi che raccontano la storia di san Benedetto e la cinta muraria con torrette circolari, strizza l’occhio al futuro attraverso gli atelier e i laboratori artistici installatisi tutt’intorno. In un armonioso amalgama di passato e presente che continua a trasmettere la preziosa cultura di quella creatività popolare magistralmente espressa nel vicino Museo dei Ceppi “Piero Baudo” dalle opere in legno e radici di questo artista dall’abilità sorprendente, che oscillano dalla rappresentazione del Carnevale di Rio a Chernobyl, dalla Statua della Libertà al Discobolo, dai racconti dell’Odissea al Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, dai crocifissi agli animali di ogni sorta.
Non andatevene senza aver fatto visita anche all’adiacente vecchia Ghiacciaia, con una particolare acustica che consente di dialogare ai due capi diametralmente opposti bisbigliando sommessamente verso la parete. E concludete degnamente con aperitivo o cena al ristorante Pane Amore…Poderia, situato nello storico complesso del Cascinale dei Nobili nel vicino borgo di Casalbeltrame, che ospita anche l’interessante Museo Etnografico dell’Attrezzo Agricolo L’civel e le cinque chiesette “matrioska” dal suggestivo colpo d’occhio…
[box] La ricetta con Riso Testa della chef Monica Ruspa del ristorante “L’Allegra Cucina” di Novara, degustata sulla tavola curata dalla designer Eliana Lorena con i piatti unici del progetto Du Riz e accompagnata da vini dell’Alto Piemonte di Cascina Montalbano Risotto al rosso Boca delle Colline Novaresi e toma di Campertogno Ingredienti (4 persone) • 350 gr di riso Riso Testa Baldo Riserva • 1,5 l di brodo di carne magro • ½ cipolla bianca piccola e1/2 scalogno • 250 ml di vino Boca • 50 gr di burro • 100 gr di parmigiano reggiano • 150 gr di toma piemontese a piccoli dadini • sale qb • pepe qb Preparate il brodo opportunamente salato con carne di manzo e vitello, fate sobbollire il vino rosso in un pentolino per 2/3 minuti per far evaporare la componente alcolica, tritate finemente cipolla e scalogno e fateli appassire nel burro a fuoco basso per una decina di minuti, poi aggiungete il Baldo Riserva e tostatelo fino a quando non sarà diventato traslucido. Sfumate il riso con il vino ormai tiepido, lasciate evaporare ancora e proseguite la cottura aggiungendo di tanto in tanto il brodo. Dopo dodici minuti aggiungete la toma tagliata a dadini facendola sciogliere bene per creare un composto omogeneo. Continuate la cottura per altri 4/5 minuti, poi mantecate il risotto con il parmigiano e aggiungete una macinata di pepe.[/box]
Sono due gustosi prodotti tipici a dominare il riposante paesaggio collinare di pascoli e boschi verdi della Valle dell’Emme, vicino a Berna, solcato da numerosi percorsi da godersi piacevolmente a piedi o in bici e puntellato da abitazioni dall’architettura ancora fortemente autentica.
Il più simbolico e conosciuto è indubbiamente l’Emmentaler DOP: l’itinerario del formaggio da Burgdorf a Langnau su due ruote guida alla scoperta di caseifici e fattorie per scoprire i segreti dell’arte casearia, dall’allevamento bovino fino al prodotto finale.
Ma non sono certo da meno i deliziosi biscotti Kambly, la cui fabbrica si trova a Trubschachen, raggiungibile con un apposito treno che parte da Berna o da Lucerna per una visita speciale: nel laboratorio si può ammirare la maestria dei pasticceri oppure seguire il percorso del pane e dei bretzeli, per scoprire la storia di questa azienda familiare orgogliosa della sua tradizione.