Turismo lento e cucina, la vacanza desiderata

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Turismo e tipicità locali. Anzi, turismo lento e tipicità enogastronomiche territoriali, per essere ancora più precisi. Un sodalizio ormai da qualche tempo sempre più apprezzato dal nuovo trend dei viaggiatori attivi e desiderosi di autentiche esperienze da vivere sul territorio. Per respirarlo, assaporarlo, conoscerne l’anima e l’identità. E quindi sempre più performante, trainante e vincente.
Se ne sono accorte le Regioni italiane in toto, che tutte insieme stanno dando il via al progetto di promozione Scopri l’Italia che non sapevi – Viaggio Italiano, in collaborazione nientemeno che con il Ministero del Turismo e Enit. Consistente nelle due iniziative di primavera Cammini Aperti e Aromi d’Italia, che valorizzano itinerari identitari ed eccellenze enogastronomiche dell’intera penisola.
E nel frattempo si moltiplicano anche i progetti di realtà più circoscritte. Finalmente decise a non tenere più tutte per sé le ricchezze offerte dai propri territori generosi, fiorenti ed estremamente accoglienti. Da ogni punto di vista.

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Il progetto delle Terre di Murgia per un turismo a tema

Personalmente, l’ho appena sperimentato con il Progetto “Club di prodotto” del Gal Terre di Murgia, in quei dintorni del capoluogo pugliese che aprono le porte a un entroterra tutto da scoprire. Che mi ha avvolto in una corposa due giorni di scoperta di un territorio fatto di autenticità e genuinità. Di natura infinita e silenzi profondi. Di cammini fuori e dentro se stessi. Di prodigi artistici e testimonianze preistoriche. E di sapori e profumi così inebrianti da perderci la testa. Con la complicità di professionisti, ognuno nel proprio settore, così abili, instancabili e appassionati nel far emergere tutta quella bellezza rimasta finora troppo nascosta.
La strategia di sviluppo locale comprende infatti sei comuni della provincia barese: Altamura, Bitetto, Cassano delle Murge, Sannicandro di Bari, Santeramo in Colle, Toritto. Coinvolgendoli in iniziative volte alla valorizzazione e promozione delle rispettive eccellenze, in funzione di un’offerta turistica perfettamente integrata. All’insegna della cultura e della tradizione a 360 gradi, e della mobilità lenta e sostenibile per apprezzarla e farla profondamente propria.

Un turismo di storia e cultura…

Il mio punto di partenza è stato Altamura, città di pane e di claustri, dove ho anche soggiornato per l’intero periodo nel confortevole B&B San Francesco, nel cuore pulsante dell’antica acropoli. Un cuore intrigante di claustri, vale a dire piccoli e pittoreschi cortili al centro di un pugno di abitazioni, con una sola via d’accesso per impedire la fuga agli antichi invasori. Spesso con al centro una cisterna comune per raccogliere l’acqua piovana da utilizzare per le funzioni domestiche. E qualche figura apotropaica scolpita sui muri esterni per difenderli dal malocchio e dalla cattiva sorte. Sono circa un centinaio, di diverse fogge, dimensioni e tipologie, ora rimasti abitazioni private o trasformati in caratteristiche strutture ricettive. E tutti collegati dalle altrettanto pittoresche strictule, un reticolo di strettoie incredibilmente anguste che finiscono di dipingere l’affascinante centro storico della città.

 

Una struttura labirintica che si dipana intorno al corso principale delimitato da porta Matera e porta Bari, orientate nelle rispettive direzioni. E che vede al centro la solenne cattedrale duecentesca di Santa Maria Assunta, edificata da Federico II di Svevia come fulcro religioso, politico e artistico della città. Una figura così fondamentale da essere celebrata ancora oggi con la maestosa festa medievale a lui dedicata Federicus, quest’anno dal 26 al 28 aprile. Che catapulta indietro Altamura nel tredicesimo secolo, trasformandola interamente in un fascinoso borgo d’epoca.

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Tutto intorno, i resti della circolare cinta muraria megalitica, poi rifortificata nel Medioevo, delimitano il perimetro che l’ha racchiusa fino addirittura all’inizio del Novecento. Vale a dire, prima di iniziare a espandersi anche al loro esterno. Anche se gli scavi hanno portato alla luce testimonianze di vita addirittura in età paleolitica, svelando grotte e anfratti naturali nel circostante Pulo di Altamura, vasta dolina carsica dell’altopiano murgiano. Che hanno restituito reperti preziosi, molti dei quali esposti al Museo Nazionale Archeologico cittadino. Mentre all’interno dello storico Palazzo Baldassarre, il Muda – Museo dell’Uomo di Altamura illustra l’eccezionale ritrovamento in stato incredibilmente integro dell’uomo di Neanderthal nella vicina grotta di Lamalunga, a un paio di chilometri, con un coinvolgente filmato in 3D. Oltre a sviscerare la tematica dell’evoluzione umana.

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…di natura e immensità…

Ma se questa cittadina ha molto da raccontare, anche gli altri comuni interessati dal progetto del Gal Terre di Murgia offrono chicche di notevole interesse. Come le affascinanti Grotte di Cristo a Cassano delle Murge, su quel tratto di Cammino Materano denominato Via Peuceta che li attraversa conducendo da Bari a Matera nel maestoso silenzio della natura.

O come l’imponente castello normanno-svevo di Sannicandro, oggi polo culturale con biblioteca e spazi museali che ospita mostre d’arte, presentazioni di libri ed eventi artistici, oltre a essere aperto alle visite anche guidate. O il Santuario Beato Giacomo a Bitetto, comune che rappresenta la porta d’ingresso all’Alta Murgia provenendo dal mare di Bari. Il complesso conventuale custodisce il suo corpo ancora incorrotto con tutti gli organi interni rimasti totalmente integri. Oltre al suggestivo Museo della Devozione e del Lavoro, che illustra con arredi e oggetti d’epoca la storia dell’antica vita quotidiana domestica, lavorativa e sacrale. Impossibile, però, non menzionare anche il microbirrificio solidale creato al suo interno dai monaci francescani per l’integrazione di giovani portatori di disabilità impegnati nel processo di lavorazione delle sei eccellenti birre prodotte, tre chiare e tre scure. Mentre, poco più in là, sorprende anche l’affrescatissima chiesa di Santa Maria la Veterana, un vero gioiellino sacro.

… e di eccellenze enogastronomiche per un turismo da assaporare

Ma lo scopo del citato progetto non può, ovviamente, assolutamente prescindere anche dai punti di forza della tradizione enogastronomica locale e dei loro rispettivi centri di produzione. Che ovviamente, da amante della buona tavola quale io sono, non ho mancato di andare a testare personalmente.
E così ho scoperto la Pasticceria Savoia di Toritto, vero e proprio centro di eccellenza per la lavorazione della mandorla locale nella varietà Filippo Cea. Caratterizzata da un guscio che ne contiene due, dolcissime e perfette per prodotti di piccola pasticceria, soprattutto se sposate al cioccolato fondente.
E poi le delizie croccanti e profumate del trecentesco Forno Santa Caterina, nel cuore di Altamura, patria del tradizionale pane locale fatto con varietà di grano duro del territorio murgese.

 

Ma anche il Frantoio Fazio Antonio a Bitetto, pregevole centro di lavorazione dell’oliva delle varietà Térmite, e la Cantina Tenuta Viglione a Santeramo in Colle, maggior produttrice pugliese dell’ottimo Primitivo in chiave biologica. Che propone anche degustazioni in vigna, in terrazza e a bordo piscina, in attesa di un’adiacente struttura ricettiva tematica che vedrà la luce il prossimo anno.

 

E poi ci sono una serie di esperienze gastronomiche assolutamente da non perdere. Come quella abbondantissima di cucina territoriale all’azienda agrituristica Amicizia di Cassano, anche punto di ristoro certificato del Cammino Materano. E, ad Altamura, quella dell’accostamento tra le eccellenze di formaggi e vini del territorio al Muh Bar – Cheese and wine, con colazioni, aperitivi e degustazioni tematici sublimi. E laboratorio annesso di produzione casearia. Senza tralasciare la raffinatezza di una cena tipica e genuina vestita di lusso nello scenografico ristorante Tre Archi di “alta cucina contadina”, e quella proposta in maniera più casereccia all’accogliente osteria Mo è.


Il consiglio è quello di concludere sempre in bellezza con un ottimo Padre Peppe, tradizionale liquore locale a base di noci. Come ad assaporare, realmente e simbolicamente, il gusto pieno di un territorio intenso, sfaccettato, spesso inaspettato. E berlo tutto insieme in un unico, appagantissimo sorso. Lento e inebriante come il nuovo modo di fare turismo.

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