Umbria, nella Notte Romantica dei borghi più belli

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di Grazia Garlando
La quiete e la pace che si respirano in Umbria, si sa, sono proverbiali. Eppure ogni volta che ci torno riescono sempre a stupirmi. Perché l’immensità della sua natura verdissima, il silenzio che l’amplifica, la tranquillità che sprigiona mi entrano dentro all’istante, invadendomi con la potenza della loro grandiosità.
Piediluco strada Tanto più che questa volta la mia meta è Piediluco, graziosissimo borgo di appena seicento abitanti sulle rive del lago omonimo. Un tempo viveva in autonomia, ora invece fa parte del comune di Terni. Eppure ha conservato intatti lo spirito e la personalità di una piccola comunità, dove i ritmi battono lenti e la vista spettacolare che si apre sul lago sembra mettere al riparo da ogni affanno. Sarà anche perché la storica visita di San Francesco nel 1217 l’ha reso uno dei locus francescani per eccellenza. E infatti, proprio a ricordo della sua presenza, all’inizio del Trecento è stato edificato il Santuario di San Francesco, una struttura monumentale che domina il borgo dall’alto di una scalinata bianca, e che curiosamente sposta la sua facciata principale sul lato lungo, all’interno ha una sola navata, sfoggia un portale decorato con elementi naturalistici estremamente simbolici e un abside con affreschi del Cinquecento. Un santuario che vive tuttora della spiritualità del santo, perché fa parte di quelle chiese francescane autentiche che seguono ancora il più possibile la sacra Regola.
Dalla strada che costeggia lo spettacolare lungolago, invece, la vista sale spontanea all’antico castello in cima al colle, che un tempo includeva la rocca e di cui purtroppo, ora, sono rimasti solo ruderi. Ma vale comunque la pena arrampicarsi fin lassù, se non altro per godere di un panorama decisamente mozzafiato.
Festa delle AcqueSono venuta qui per assistere all’inaugurazione della Festa delle Acque, tradizionale kermesse locale il cui inizio, quest’anno, ha coinciso con la Notte Romantica dei Borghi più belli d’Italia, di cui ovviamente Piediluco fa parte. Coincidenza azzeccatissima, visto che siamo nella terra di San Valentino, il protettore degli innamorati. I quali, nell’occasione, hanno affidato i loro desideri al volo notturno delle lanterne che salivano in cielo illuminando l’incanto di una notte magica, mentre gli arcieri del corteo medievale lanciavano frecce infuocate, e il falò acquatico del solstizio d’estate squarciava il buio in mezzo al lago, sposando fuoco e acqua in un rito millenario che si ripete immutato. Una notte davvero suggestiva su questo lago amatissimo dal pittore francese Camille Corot, bevendo vini del ternano e mangiando piatti tipici locali come le ciriole, spaghettoni di acqua e farina conditi con pomodoro, aglio e prezzemolo, e i carbonaretti, il pesce persico del lago cotto sulla brace, tradizionale di Piediluco in quanto in passato era il pasto dei pescatori che, di ritorno dalla pesca, accendevano le canne secche sulle sponde e vi cuocevano quanto avevano preso. Sì, perché da queste parti c’è anche un cospicuo patrimonio di tradizioni gastronomiche: dalla pizza sotto lu foco a quella dolce con glassa di albume e confetti, dal Panpepato a base di frutta secca, cacao, caffè e mosto d’uva alla gustosissima pizza di formaggio fatta con farina, uova, pecorino e parmigiano, cotta al forno e da abbinare a salsiccia e capocollo. Sapori intensi e preziosi quanto quelli paesaggistici del circostante Parco Fluviale del Nera, fatto di boschi, fiumi e piccoli borghi incastonati tra le montagne come, per citarne uno incantevole, Labro (che nonostante l’estrema vicinanza si trova, però, già in territorio laziale), minuscolo gioiellino medievale di quaranta abitanti arroccato sulla collina, che tra dimore di pietra e stradine tortuose percorribili solo a piedi, custodisce un ex monastero francescano e il castello che, nell’antichità, fu spesso in lotta proprio contro quello di Piediluco, l’antica Rocca di Luco.
LabroLabro 2
Poi basta un passo per ritrovarsi nel verdissimo paradiso fluviale delle Cascate delle Marmore, uno spettacolo straordinario in cui la natura mette in scena tutta la sua potenza attraverso i suoi tre scenografici salti e le grotte secolari scavate dall’erosione dell’acqua. Si trova sulla parte finale della Valnerina, la lunga valle scavata dal fiume Nera, ed è formata dal fiume Velino, che defluendo dal lago di Piediluco si tuffa fragorosamente nella gola del Nera. Come possono sperimentare tutti i coraggiosi che si lanciano in agguerrite scivolate di rafting…Io invece preferisco inondarmi d’acqua al cosiddetto Balcone degli Innamorati, di fronte al primo salto, se non praticamente dentro, visto che percorrendo il tunnel omonimo si raggiunge questo terrazzino totalmente esposto all’imponente discesa d’acqua: i più previdenti, infatti, sono dotati di impermeabile.
Cascate delle MarmoreCascate delle Marmore 2
La leggenda qui raccontata dallo Gnefro (una sorta di folletto che vi si aggira), narra infatti l’amore impossibile tra il pastore Velino e la ninfa Nera, colpevole secondo Giunone di aver trasgredito la regola che impediva l’amore con gli esseri umani: per questo la trasformò in un fiume, nel quale il pastore si gettò a capofitto, mentre Giove benevolo, durante il volo, lo trasformò a sua volta in acqua, in modo da ricongiungerli eternamente. E qui si incastra una seconda leggenda, quella del “velo da sposa”, secondo la quale San Valentino, per dimostrare la purezza della bella Nerina messa in dubbio dal compagno, percosse la rupe col bastone pastorale facendo scaturire un getto d’acqua simile a un grandioso velo da sposa.
A questo punto non posso fare a meno di spingermi fino a Terni, dove, passando per il centro storico con il Duomo, il Teatro Fausto del periodo romano e le stradine che mischiano antico e moderno, mi sposto fino alla un po’ decentrata Basilica di San Valentino, che sotto l’altare maggiore conserva le sue spoglie, mentre nella cripta sottostante è Basilica di san Valentinocustodita una piccola porzione del cranio con un sopracciglio ancora incredibilmente evidente. E’ stata edificata in onore del primo vescovo cittadino -originario proprio di Terni e diventato santo patrono nel 1646- sul luogo esatto in cui fu rinvenuto il suo corpo dopo il martirio avvenuto il 14 febbraio del 273 d.C. Che ancora una volta intreccia il suo nome a una leggenda amorosa, quella della cristiana Serapia e del pagano Sabino, dal finale drammatico che sottolinea però il trionfo dell’amore. E’ storia o leggenda quella che circonda il protettore degli innamorati? Chi lo sa. Ma è bello sapere che ne esista uno…
 
Lago di Piediluco
Dove soggiornare: il tranquillo e panoramico Hotel del Lago di Piediluco offre una vista spettacolare sul lago, e il ristorante L’Amaca all’Eco, situato proprio di fronte sulla sponda opposta e raggiungibile in battello, propone in grande abbondanza un campionario di deliziosi piatti tipici locali. Consigliatissimo.

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