Un viaggio nel cuore dell’Ahrntal, o meglio della Valle Aurina, alla scoperta della sua storia e delle sue tradizioni, dei segreti di quelle maestose montagne, dei cunicoli e delle grotte che ne fanno quasi una sorta di ‘Terra di Mezzo’ tra Italia ed Europa, tra il presente padano e le antiche frazioni della Mitteleuropa.
Si intitola Passaggio in Valle Aurina il volume di Maria Teresa Martini che illustra e svela con passione e ironia aspetti e punti di vista inediti di una delle valli più incontaminate di tutto l’Alto Adige, in piena Val Pusterla, circondata da oltre ottanta montagne che superano i 3000 mt d’altitudine. Per farla scoprire a chi non l’ha mai visitata. E riscoprire a chi, magari, ce l’ha sotto gli occhi da sempre. Passaggio in Valle Aurina di Maria Teresa Martini Edizioni Museo Provinciale delle Miniere/Sudtiroler Bergbaummuseum Pagg. 30 Prezzo: 5 euro
di Grazia Garlando
Il viaggio dei viaggi, quello per vincere il diluvio universale e ricreare da zero un mondo che gli uomini hanno fatto a pezzi. Un viaggio che non si farà, per l’ammirevole ostinazione di don Silvestro nel non voler abbandonare la sua gente, per quanto ingrata, egoista e voltafaccia: “…io devo restare in mezzo alla gente che è la mia gente, la devo accettare in tutto e per tutto, nel bello e nel brutto perché questo è l’amore secondo me…” canta in un coraggioso atto di ribellione a Dio che gli intima di rifugiarsi nell’arca insieme soltanto all’adorante Clementina.
E torna alla mente un’intervista rilasciata dagli autori Garinei & Giovannini nel 1975, dopo il clamoroso successo delle prime rappresentazioni di Aggiungi un posto a tavola, scritta soltanto l’anno precedente: “Forse lo spettacolo ha toccato le corde giuste al momento giusto: parlava di un diluvio mentre eravamo dentro un ciclone, mostrava un barlume di luce mentre eravamo nel buio di un tunnel, e finiva su una nota di speranza e di solidarietà. Sono cose che contano, in tempi di egoismo e ostilità feroci.”
Facile che sia proprio questo, oggi ancora più attuale di allora con la sua denuncia della grettezza umana pronta a cambiare rotta in un attimo secondo il proprio tornaconto personale, l’ironia sul potere della Chiesa, il messaggio sull’assurdità del celibato messo in discussione da Dio stesso, il segreto dell’intramontabile commedia musicale magistralmente interpretata, all’epoca, da un cast eccezionale capitanato da Johnny Dorelli – don Silvestro, e poi ripetutamente riproposta nel tempo fino a trovare nel ruolo, come a chiudere il cerchio, suo figlio Gianluca Guidi, in una straordinaria interpretazione in cui sembrava di rivederlo come per magia.
E che torna invece ancora una volta nella nuova edizione della Compagnia dell’Alba, autorizzata dagli autori e dagli eredi, e diretta da Fabrizio Angelini, che ha curato l’intero progetto insieme al nuovo don Silvestro – Gabriele de Guglielmo, anche direttore musicale. Una compagnia giovane e brillante, talentuosa e professionale, che tenendo la scena con maestrìa e padronanza e cantando sempre rigorosamente dal vivo, riesce a ricreare intatta tutta l’energia e la poesia, il divertimento e la magia di questo cult del teatro musicale italiano che da ormai quarant’anni riscuote un successo mondiale. Per la sua eterna attualità, il suo messaggio potente, la sua poesia raccontata cantando e ballando che non smette di emozionare.
Attualmente in scena al Teatro della Luna di Milano fino al 17 novembre, con Arianna special guest nel ruolo della giovane Clementina perdutamente innamorata del parroco, proseguirà poi in tutta Italia fino al prossimo marzo. Con la colomba bianca che scenderà dall’alto, ogni sera, ad aggiungere il suo posto a tavola.
22 gennaio 2013 – A quasi due anni dal violento terremoto in Giappone, seguito dal tremendo tsunami che, distruggendo km di costa e pianura, raggiunse la Centrale Nucleare di Fukushima provocando un ingente rilascio di particelle radioattive, com’è la situazione nella No-Go Zone, l’area circostante fino a un diametro di 20 km immediatamente evacuata e tutt’ora proibita a chiunque?
Sette mesi dopo l’evento, il fotoreporter italiano Alessandro Tesei è riuscito a entrarci, e tra riprese non autorizzate, confessioni rubate e appelli inascoltati, ha realizzato con il suo team il documentario “Fukushame: The lost Japan”, mettendo in luce un problema ambientale, ma anche politico e sociale, sull’opportunità o meno del nucleare civile. “Un viaggio inquietante fra le città fantasma della zona proibita attorno a Fukushima fino a poche centinaia di metri da quel che ne resta, sotto il pericolo invisibile e sempre presente delle radiazioni nucleari che anche noi, ovviamente, abbiamo in parte assorbito, anche se i successivi controlli a cui ci siamo sottoposti non hanno rilevato nulla di preoccupante -racconta-. Purtroppo ora il nuovo governo ha deciso di riaprire alcune aree e sta effettuando lavori di decontaminazione, che però appaiono superficiali e inefficaci: a che serve spostare altrove la terra inquinata quando ormai la contaminazione è penetrata un po’ ovunque? Inoltre intende rilanciare la politica nucleare e proseguire con la produzione di energia. Adesso i giapponesi, sempre molto fiduciosi, cominciano a porsi delle domande.”
Il lavoro inaugura, domani, il progetto Mercoledì Doc, appuntamento settimanale o quindicinale dei cinema Palestrina di Milano e Aquila di Roma che propongono una giornata interamente dedicata alla presentazione di un documentario italiano con tre proiezioni giornaliere. Seguirà il 30 gennaio “Ciao Italia”, di Barbara Bernardi e Fausto Caviglia, sugli italiani trasferiti a Berlino, e a metà febbraio l’antropologico “Fili invisibili – Storia minima della famiglia Bioni” di Andrea Papini.