Un viaggio nel cuore dell’Ahrntal, o meglio della Valle Aurina, alla scoperta della sua storia e delle sue tradizioni, dei segreti di quelle maestose montagne, dei cunicoli e delle grotte che ne fanno quasi una sorta di ‘Terra di Mezzo’ tra Italia ed Europa, tra il presente padano e le antiche frazioni della Mitteleuropa.
Si intitola Passaggio in Valle Aurina il volume di Maria Teresa Martini che illustra e svela con passione e ironia aspetti e punti di vista inediti di una delle valli più incontaminate di tutto l’Alto Adige, in piena Val Pusterla, circondata da oltre ottanta montagne che superano i 3000 mt d’altitudine. Per farla scoprire a chi non l’ha mai visitata. E riscoprire a chi, magari, ce l’ha sotto gli occhi da sempre. Passaggio in Valle Aurina di Maria Teresa Martini Edizioni Museo Provinciale delle Miniere/Sudtiroler Bergbaummuseum Pagg. 30 Prezzo: 5 euro
5 gennaio 2014 – Il viaggio della speranza, alla ricerca del sogno americano per fuggire dalla crisi economica che attanaglia l’Italia. E’ l’ultima impresa della bislacca famiglia Colombo e del suo improbabile vicinato, nei cui panni i Legnanesi tornano da questa sera sul palco del Barclays Teatro Nazionale di Milano con il nuovo spettacolo “La scala è mobile”, esilarante tourbillon di costumi e risate, balletti e battibecchi, accompagnato, solo nelle date milanesi (fino al 23 febbraio), da un’orchestra dal vivo di otto elementi.
Un’impresa che, naturalmente, si rivelerà fallimentare: tanto per cominciare nessuno di loro ha mai preso l’aereo, e a Malpensa non sarà facile districarsi tra check-in, boarding pass e scale mobili. E una volta negli States, il sogno di Broadway e di Hollywood diventerà così prepotente da rispedirle ben presto dritte dritte all’ospedale psichiatrico di Legnano in preda a un esaurimento nervoso, che farà loro credere, Mabilia in primis, di essere diventate dive hollywoodiane.
Insomma, nonostante si vantino di essere parenti di quel Colombo che ai tempi che furono scoprì l’America, a loro il destino non riserverà la fortuna di una sua novella conquista. Ma tant’è: Teresa, Giovanni e Mabilia si ritroveranno ancora una volta tutti insieme con le loro strampalate vicine di casa a condividere l’animata convivenza del cortile, tra sogni recidivi e affetti inossidabili gelosamente custoditi tra le mura della ringhiera. Colorati di lustrini, paillettes e piume di struzzo.
Straordinari, come sempre, i tre insostituibili protagonisti Antonio Provasio-Teresa, Enrico Dalceri-Mabilia e Luigi Campisi-Giovanni, che iniziano ad accarezzare l’idea di dare vita a una scuola di teatro dialettale (il singolare italiandialetto che li caratterizza, mix di italiano e dialetto lombardo, l’anno scorso ha conquistato perfino Roma, dove torneranno anche il prossimo marzo).
E mentre la tournèe proseguirà fino a fine maggio, per poi dare il via a una serie di spettacoli estivi, i Legnanesi si preparano a un’avventura tutta nuova, che vedrà la luce all’inizio del 2015: il cinema. Tutto è partito da un cameo in La Palmira UI Film, film in dialetto ticinese realizzato da una similare compagnia di teatro popolare dialettale della Svizzera italiana, uscito recentemente in Canton Ticino con enorme successo, tanto che tra febbraio e marzo approderà anche nelle sale del nord Italia. Da lì all’idea di I Legnanesi Ul film, con la medesima regia del giovane Alberto Meroni, il passo è stato breve. Le riprese inizieranno quest’estate nella Svizzera italiana, e si tratterà di una storia tutta nuova, dove comunque la tradizione del cortile manterrà intatta la sua centralità. Non poteva essere altrimenti.
25 gennaio 2018 –“E’ un amore frustrato verso il nostro Paese che da dieci anni provo a esprimere occasionalmente in qualche canzone, una storia che ho creduto valesse la pena raccontare attraverso una serie di brani, in un’ambientazione quasi interamente familiare che è quella di casa mia”: così Luciano Ligabue racconta Made in Italy, la sua terza prova da regista (suoi anche soggetto, sceneggiatura e musiche) da oggi al cinema, che arriva vent’anni dopo il primo Radiofreccia e rimette nei panni del protagonista un ottimo Stefano Accorsi vessato da una totale precarietà esistenziale che rispecchia tristemente la realtà italiana. Una tormentata dichiarazione d’amore verso questo Paese tanto ricco di bellezza quanto povero di generosità, che si lascia vanitosamente ammirare ma centellina vita e futuro, libertà e lavoro, serenità e sentimenti. Nel viaggio di nozze tutto italiano dei due protagonisti – Accorsi-Smutniak -emerge il fascino prorompente di un’Italia bellissima che vorrebbe dare di più ma non riesce, spingendo a cercare fuori da lei un pezzo migliore di vita. Ma intanto, sommessamente, sussurra che a volte basta rialzarsi e riprendere in mano la propria storia per ricominciare a brillare, dicendola con Ligabue, “sotto queste lune qui tutte made in Italy”… Foto: @Chico De Luigi