Birmania tra templi d'oro e palafitte di legno

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Centinaia di migliaia di pagode, stupa, templi e monasteri, di ogni epoca e dimensione; già, perché in Myanmar, ex Birmania, la religione buddista di tradizione theravada, considerata la più pura e rigorosa, è così radicata e influente sulla vita della popolazione da far sì che ognuno è stato o sarà monaco almeno per un breve periodo della sua esistenza. Ed ecco quindi tonnellate di oro a ricoprire i tetti dei templi nonostante la povertà estrema di questo Paese del sud-est asiatico, come nel caso dell’imponente Shwedagon Pagoda nella capitale Yangon, interamente ricoperta d’oro e pietre preziose, che contiene otto capelli del Budda, stridendo acidamente con le palafitte, i mercati in barca e gli orti galleggianti coltivati sull’acqua del lago Inle nella città di Helo, ai confini con la Thailandia, dove la vita del popolo intha si svolge su canoe a un remo spinte con un braccio e una gamba.

Una nazione quasi fuori dal mondo, immersa in una dimensione che pare irreale, dove, tra le estese foreste e le spiagge incontaminate sul golfo del Bengala e sul mare delle Andamane, vivono addirittura una settantina di gruppi etnici, ciascuno con la propria storia, tradizioni e costumi ancora praticamente intatti, come ad esempio il fango giallo sulle guance di bambini e ragazze per proteggersi da sole e insetti, e l’abitudine delle donne di ogni età di fumare enormi sigari.
Un bell’itinerario è quello proposto da Adenium – Soluzioni di viaggio dal 28 febbraio all’11 marzo 2012, tredici giorni tra le antiche capitali con un eloquente spaccato sul Paese e sui suoi peculiari stili di vita da parte delle diverse etnie che lo abitano; quote da 3.250 euro in doppia.

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