16 luglio 2012 – Gardaland festeggia il suo 37° compleanno chiamando a raccolta i single di ogni età nella specialissima giornata del 19 luglio, per aiutarli nella ricerca dell’anima gemella: basterà presentarsi dalle 10.00 alle 13.00 alla speciale Dogana dei Single nel piazzale d’ingresso del Parco, dove verrà consegnata una maxi-medaglia del “Single DOC” da appendere al collo con scritto il proprio nome di battesimo per rendere riconoscibili e fungere da richiamo a tutti i single presenti.
La ricerca potrà durare ben tredici ore, fino alla chiusura delle 23.00: chiunque potrà presentarsi a chi indossa il medaglione, accendendo per lo meno una nuova amicizia. E quale luogo migliore per trovarla, se non il regno del divertimento dove tutto sembra possibile?
Per creare un primo approccio, tutti i single saranno invitati per una foto di gruppo alle 11.00 all’ingresso di Raptor, mentre alle 20.00 verrà organizzato un Brindisi al Tramonto sulla terrazza panoramica di Fuga da Atlantide, appositamente riservata.
Le prime atmosfere autunnali infondono un intenso bisogno di coccolarsi e gratificarsi, per caricarsi di benessere e di energia in vista del lungo e freddo inverno. Tanti i nuovi trattamenti stagionali in arrivo dal mondo del wellness, alcuni particolarmente adatti proprio a illuminare i primi malinconici cieli grigi con un guizzo di originalità e, perché no, anche di golosità.
Tanto per cominciare, in vista della 20ma edizione perugina di Eurochocolate dal 18 al 27 ottobre prossimi (dedicata quest’anno al mondo dell’ecologia con il claim “Evergreen – la sostenibile dolcezza dell’essere”), il vicino Borgobrufa Spa Resort di Torgiano propone dolci trattamenti di coppia al cioccolato, come Cioccole perugine, con biosauna e bagno in vasca imperiale con essenze di cioccolato, massaggio corpo con olio al cioccolato e tazza di cioccolata calda con pasticcini, e Rituale Cioccolato, con peeling corpo e bagno alle essenze di cioccolato.
Aroma di caffè, invece, al Grand Hotel Excelsior Vittoria di Sorrento con Crème de Caffè, a base di pura caffeina brasiliana e pompelmo contro la cellulite, ma anche profumo di fiori con Renew rose body ritual, con scrub ai petali di rosa, miele, sale e zucchero, massaggio con olio alla rosa e gelsomino e crema alla rosa, mentre il Rituel Sublime de Polynèsie prevede uno scrub idratante viso e corpo al latte di cocco e massagio hot stone.
In Austria, il Termenland Stiriano, polmone verde nazionale, propone la sua medicina tradizionale con tecniche antiche di massaggi, impacchi e rituali a base di ingredienti naturali locali, come Il magico 8, massaggio con movimento delle mani a 8 con olio di zucca, il massaggio alle mele e quello all’olio di sambuco, il bagno sonoro alle erbe con lavanda e camomilla e quello termale alla torba, l’impacco corpo al miele e vinacce. In particolare, alle Terme Loipersdorf massaggi con sacchettini caldi di erbe aromatiche imbevuti di oli vegetali calmanti ed emollienti, e lo Steirasul, peeling di fango composto da argilla vulcanica, semi di zucca macinati, olio di semi d’uva Zweigelt e oli essenziali puri.
Massaggi rilassanti al burro di karitè alla Réserve di Caramanico Terme, in Abruzzo, abbinato all’olio di melissa e arancio secondo un’antica ricetta africana, mentre il Métropole ESPA Monte-Carlo li propone con steli di bambù riscaldati e oli essenziali energizzanti e rinvigorenti oppure rilassanti e calmanti, a scelta, e il Donnafugata Golf Resort & Spa di Ragusa offre, nelle cabine affacciate sui rilassanti campi da golf, un trattamento corpo a base di farina biologica di carrube per rigenerare la pelle disidratata, con massaggio con crema profumata agli estratti di semi di carrube e mandorle, e degustazione di sciroppo di carruba e di cioccolata di Modica alla carruba.
Alle Terme di Lasko, in Slovenia, in un territorio ricco di birrifici artigianali, maschere, peeling, trattamenti e bagni alla birra, con cui sono in preparazione anche shampoo e sapone: notevole quello idratante e ammorbidente che combina luppolo e rosa. Mentre alla Vital – Spa degli Aurina Hotels Alpenschlössl & Linderhof di Cadipietra (BZ), in Alto Adige, il trattamento certificato QMS (Quick Magic Skin) per il viso è addirittura a base di Champagne, per energizzare e illuminare la pelle ravvivando i sensi con l’effervescenza delle bollicine. Proprio lo stesso effetto di una coppa di champagne….
Settanta anni e non sentirli, anzi. Perché più il tempo passa, e più quelle parole nostalgiche cantate a ritmo di valzer assumono il colore dell’allegria, della giovialità e della fratellanza. In un grande e caloroso abbraccio collettivo che ormai da tempo ha travalicato i confini della Romagna, dove sono state composte, per diffondersi tra quelli non soltanto di tutta Italia, ma proprio del mondo intero. Al tempo stesso crescendo e ringiovanendo sempre di più.
Era il 1954 quando Romagna mia veniva incisa per la prima volta, dopo essere rimasta per un anno nel cassetto del suo autore Secondo Casadei, violinista, compositore e arrangiatore nato a Sant’Angelo di Gatteo, nell’attuale provincia di Forlì-Cesena, il 1° aprile 1906. Poco convinto, forse, della potenza di quelle parole d’amore così accorate inizialmente dedicate, in realtà, alla piccola casa rosa di Gatteo mare dove era solito trascorrere le vacanze estive con la famiglia. E dove scrisse il brano stesso, il cui testo appare impresso tuttora sulla facciata principale.
«Per questo, originariamente, l’aveva intitolata “Casetta mia”, in onore di quella modesta villetta a due passi dal mare che a lui sembrava una reggia per quanto l’amava, dove ogni anno trascorrevamo l’intera estate spostandoci di appena una decina di chilometri da quella di Savignano sul Rubicone dove abitavamo – racconta la figlia Riccarda, che all’epoca aveva appena tredici anni -. Ma evidentemente su quel brano non contava più di tanto, dal momento che decise di darlo alle stampe soltanto a causa di un’emergenza, incoraggiato dal maestro Dino Olivieri (autore di indimenticabili successi dell’epoca come Tornerai e Eulalia Torricelli) che gli consigliò, però, di sostituire “casetta” con “Romagna”, per sottolineare maggiormente quel respiro internazionale in cui intuiva la sua forza, tanto più che papà era comunque innamoratissimo della sua terra».
…ed è subito Romagna Mia
Lui accetta il consiglio. E non appena inizia a eseguirla nei dancing romagnoli dove si esibisce con la sua orchestra, è subito chiaro quanto quella canzone arrivi immediatamente al cuore della gente. Fuori dalle balere, a intonarla per strada sono i garzoni dei lattai, i muratori sulle impalcature, gli studenti sul treno che li porta a scuola. E quando in estate sulle spiagge della riviera compaiono i primi juke-box, anche i turisti stranieri iniziano a selezionarla, portandosi poi il disco a casa come ricordo. Il resto lo fa Radio Capodistria, ascoltatissima, all’epoca, sull’intera costa adriatica dal Friuli alla Puglia, che la trasmette più volte al giorno in seguito alle ripetute richieste degli ascoltatori. Mentre sempre più orchestre da ballo, anche di altre regioni, la inseriscono nel loro repertorio.
E così, volteggiando allegramente a passo di valzer, Romagna mia finisce per conquistare il mondo. Dando origine a curiose versioni in inglese, spagnolo, tedesco, e perfino russo, cinese e giapponese. E omaggiata non soltanto da grandissimi artisti italiani, ma addirittura da star internazionali come Gloria Gaynor e i Deep Purple. Diventando, così, un vero e proprio fenomeno sociale.
Romagna mia, il senso di appartenenza al territorio
«Romagna Mia nasce in un periodo che vede consolidarsi a livello nazionale le musiche da ballo tipiche romagnole, trasformandole da repertorio fortemente ancorato alle tradizioni regionali in un vero e proprio genere musicale, quello del Liscio – spiega la musicologa e divulgatrice Angela Forin -. Un nuovo stile di ballo “all’italiana”, che si contrappone all’esplosione dei ritmi stranieri del momento come il rock’n’roll e il boogie-woogie catturando l’attenzione del pubblico. Tanto più che una delle chiavi del suo successo risiede nella sua capacità di evocare un senso di appartenenza, orgoglio, nostalgia per la regione della Romagna anche in coloro che non ne hanno legami diretti: è un esempio di Heritage Music, una musica che proviene da un ambiente specifico e poi diventa accessibile ovunque, catturando l’interesse di pubblici diversi.
Sentimenti così forti nascono dal ruolo importante che la musica svolge nella formazione e nell’affermazione di identità individuali e collettive: ascoltare, ballare o suonare un certo tipo di sound è un modo per affermare la propria identità e sentirsi parte di una collettività. Un’identità che la musica, attività sociale per eccellenza, aiuta a determinare, caricandola di un valore simbolico profondo ed efficace».
Da Secondo a Raoul, fino ai Santa Balera
Al successo del brano contribuisce di gran lunga anche l’indimenticabile Raoul Casadei, nipote di Secondo (era il figlio di suo fratello Dino, l’autista dell’orchestra). Che, inizialmente riluttante perché più convinto della sua professione di maestro elementare, finisce per ereditare la passione dello zio, entrando prima nella sua orchestra e poi prendendone le redini in prima persona dopo la scomparsa, nel 1971, di quest’ultimo. «E’ stato il babbo a insegnargli le prime nozioni musicali e a regalargli la sua prima chitarra, avendolo scelto come suo “erede” musicale – racconta ancora Riccarda -. E chissà come sta sorridendo ora, sotto ai suoi baffetti, nel vedere la sua Romagna mia celebrata addirittura al Festival di Sanremo, tanto più perché portata sul palco da un gruppo di giovanissimi».
«I giovani, oltre a riconoscere al liscio un grande valore dal punto di vista della maestria strumentale per quelli che studiano musica, vedono nel ballo di coppia un forte elemento di condivisione e comunità per relazionarsi con i propri coetanei, invece di isolarsi a casa dietro lo schermo di un cellulare – assicura Giordano Sangiorgi, ideatore e referente proprio di quei Santa Balera, quindici musicisti e dieci ballerini di età media vent’anni, freschissimi d’esordio al Teatro Ariston e che adesso si apprestano a diventare una vera e propria orchestra con un progetto stabile –. E restano anche loro conquistati da Romagna mia perché è un inno in cui chiunque può riconoscere il valore delle proprie radici e della propria terra, quale che sia, motivo per cui è diventato davvero transgenerazionale. Tanto più se si riesce a sposare la sua tradizione con un pizzico di innovazione, unendo la sua orecchiabilità alle nuove sonorità che guardano al futuro. Insomma, Romagna mia è una scintilla che accende e unisce».
Il Liscio candidato a Patrimonio Immateriale Unesco
E allora, ecco che quella canzone popolare che i dati Siae ufficializzano come una tra le dieci più cantate al mondo, e che nei suoi settanta anni di vita ha venduto oltre quattro milioni di copie, risuona ormai ovunque emanando speranza, allegria e amore. Rimbalzando dai canti accorati e sorridenti dei cosiddetti angeli del fango durante la disastrosa alluvione della scorsa estate, a quelli festosi dei tanti che accolgono ogni Capodanno con un bagno gelido nelle acque romagnole. E ponendosi anche come volano per la forte vocazione turistica del territorio: «Da romagnolo doc quale io sono non posso che andarne fiero, anche considerato il percorso che stiamo portando avanti per la candidatura del nostro ballo liscio a Patrimonio Immateriale Unesco, perché fondamentale per la nostra cultura musicale popolare – dichiara Andrea Corsini, assessore al turismo dell’Emilia Romagna –; per questo credo che il punto di forza di Romagna mia sia proprio la valorizzazione dell’identità territoriale, che dopo essersi posta anche come inno della resilienza romagnola nel drammatico periodo dell’alluvione, ha riscosso ancora più apprezzamento e simpatia».