Il riso, una storia genuina tra mondine e tipicità

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Quanti scrittori, pittori e letterati ha ispirato la fascinosa figura della mondina? Quanti registi, attori e attrici, che hanno dato vita a film entrati nella storia come Riso Amaro e La Risaia, girati negli anni ’50 fra le campagne vercellesi e novaresi? Campagne in cui la coltivazione del riso continua ancora oggi a giocare un ruolo fondamentale fin da quel lontano 1866 in cui la costruzione del canale Cavour, la maggiore opera di irrigazione piemontese, diede il via alla diffusione intensiva della coltura, nonostante le prime forme risalissero addirittura alla metà del 1400. Certo, oggi le mondine non ci sono più o quasi, sostituite da macchinari e diserbanti. Ma le voci delle rane e degli aironi si rincorrono ancora battendo il passo alle stagioni, e le cascine dei borghi agricoli puntellano ancora la pianura attraversata da un fitto reticolo di fossi e canali irrigui.

Ed è a Casalbeltrame, uno di questi piccoli borghi in territorio novarese classificato città slow e costituito da un pugno di case rurali raccolte attorno all’antico “ricetto” in cui si rifugiavano gli abitanti in caso di necessità, che l’affascinante Museo etnografico dell’attrezzo agricolo L’ civel, ricavato nello storico Cascinale dei Nobili, racconta minuziosamente il lavoro risicolo di un tempo attraverso attrezzi, mezzi agricoli e immagini d’epoca, in un percorso che, secondo il susseguirsi delle stagioni, trasmette un amore profondo e vibrante per la cultura contadina ancora più vivo che mai. Un amore che prende corpo nella cucina territoriale semplice e genuina offerta dall’ambiente caldo e accogliente del ristorante Pane, amore … Poderia, in un’ala dello stesso cascinale, dove i piatti dello chef Fabio Arimatea, rigorosamente a base di prodotti locali di gran qualità, sono capaci di rendere sorprendentemente innovative le ricette più tradizionali. Qualche esempio? Le focacce di riso con lardo, i panini di riso con salam d’la duja e bagnetto verde, la torta sacher con farina di riso venere: riso, ovviamente, proveniente da ottime aziende locali come Riso Buono e Falasco, magari condito con zafferano autoctono di Rita Sala e annaffiato dai vini delle Cantine Barbaglia di Boca, tanto per indicare alcuni produttori di gran qualità. Dove i prodotti utilizzati si possono anche acquistare, e l’identità territoriale si esprime anche negli eventi tematici organizzati dall’attivissima titolare Roberta Linda Calza, come la merenda sinoira, tipica piemontese, e il pranzo domenicale abbinato ai giochi della tradizione.

Focaccia di riso con lardoTorta sacher con farina di riso venere
Un’atmosfera di pura genuinità che sembra quasi senza tempo, in quello storico e suggestivo contesto architettonico caratterizzato dal susseguirsi di cinque chiese, una accanto all’altra dalla più grande alla più piccola che le rende note in loco come chiese “matrioska”, a pochi passi dal giardino di Materima, la cittadella della scultura che si sviluppa attorno a un esemplare bicentenario di Ginkgo Biloba, il più antico dell’intero Piemonte, e dalla Riserva naturale della Palude di Casalbeltrame dove vivono quasi duecento specie di uccelli. E tra riserie sterminate, campi di zafferano e un silenzio avvolgente, queste terre d’acqua, nella quiete operosa delle loro giornate senza fine, danno il meglio di sé. Come allora, come sempre.
Tipologie di riso
 
Per saperne di più sul territorio si può consultare la bella guida gourmArt “Viaggio in Piemonte” (Cinque Sensi Editori, 18 euro) di Teresa Scacchi e Gianfranco Podestà

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