Lasagne vegane e roll di verdure, hamburger di tofu e hummus di melanzane e ceci, couscous di verdure e pinzimonio fresco, piadine con pollo speziato e insalata di ceci: dopo l’apprezzato debutto estivo, proseguono anche nella stagione autunnale gli appetizer e i finger food all’insegna delle specialità etniche proposte da 55 Milano per l’aperitivo nelle sue isole gastronomiche, che continuerà a essere servito anche sull’ampia terrazza fino a novembre inoltrato. Tante anche le serate a tema a cadenza settimanale, che vanno dal sushi e altre tipicità giapponesi il mercoledì alla pasticceria il venerdì, dal narghilè del martedì al vino del giovedì, fino alla cucina da tutto il globo della domenica. E per chi preferisce una vera e propria cena, il Bistrot propone ogni sera un angolo gourmet con menù a la carte, magari da proseguire con il dopocena lounge con musica dal vivo, iniziative a tema e spettacoli. Un giro del mondo in chiave food, insomma, in questo ex deposito ferroviario di fronte alla vecchia stazione della Bullona con i suoi mille mq openspace dominato dal solenne bancone cubano in legno di noce e dall’imponente lampadario del primo Novecento. Perché l’anima del viaggio brilla più che mai anche all’interno di un piatto tipico. E accende inevitabilmente scintille di gusto. 55 Milano Via Piero della Francesca 55, Milano Aperto da lunedì a domenica dalle 18.00 alle 3.00
di Grazia Garlando
Adoro i piccoli borghi antichi. Quelli che tra le stradine acciottolate, le piazzette fiorite, le case dalle mura possenti, raccontano in silenzio storie secolari e immortali. Quelli con pochi abitanti che si conoscono tutti come una grande famiglia, sempre in bilico tra il desiderio di aprirsi al mondo e quello di rinchiudersi nella loro rassicurante abitudinarietà. Bastava questo, quindi, a rendermi felice all’idea di andare nella deliziosa Mougins, con il suo minuscolo e fascinoso centro storico arroccato su un’altura nell’entroterra francese alle spalle di Cannes e Nizza: un gioiellino prezioso che conquista al primo sguardo. Ma stavolta c’era di più, perché lungo quel suo incantevole susseguirsi di salite e discese costeggiate da atelier artistici e intrecciate intorno al bel Museo d’Arte Classica e alla casa di Pablo Picasso che qui trascorse gli ultimi quindici anni della sua vita, si snodava un percorso culinario d’eccellenza a cielo aperto, in uno stretto contatto tra pubblico e chef anche stellati: quello della tredicesima edizione di Les étoiles de Mougins, l’ormai celebre festival internazionale della gastronomia nato nel 2006 in omaggio a Roger Vergé, chef del Moulin de Mougins, e che anno dopo anno va raccogliendo consensi sempre maggiori. Quest’anno sono stati ben 170 gli chef presenti, 130 le ricette realizzate e 3062 i piatti preparati. E oltre 35.000 i visitatori, che si sono aggirati tra dimostrazioni e degustazioni, corsi e concorsi, laboratori e workshop sull’arte della buona cucina e della bella tavola. C’era davvero di tutto: piatti delle festività cinesi a base di prosciutto al miele e colazioni bielorusse con caviale, salmone e vodka, orecchiette pugliesi e gelati rosè provenzali, ostriche e champagne, crème brûlée e cocktail energizzanti di frutta e verdura fresca. Aggirandomi tra gli stand fianco a fianco nientemeno che del carismatico Chef stellato MOF Philippe Etchebest e del principe Emanuele Filiberto di Savoia, al momento impegnato a vendere pasta italiana on the road in California, ho potuto apprezzare davvero tanto, a cominciare dall’inaugurale brunch sportivo per terminare con la degustazione finale antispreco realizzata con tutto il cibo rimasto. Respirando forte tutti quei colori, profumi e sapori che mi sono gioiosamente rimasti addosso. Per ulteriori info su questo e altri splendidi borghi in terra di Francia:https://it.france.fr/it
Paeselli di pietra incastonati nelle valli verdi, tra vigneti terrazzati e meleti a perdita d’occhio, fino a vibranti cittadine a misura d’uomo. Basta mettere piede in Valtellina per respirare insieme aria pura e tranquillità, cortesia e benessere. E basta sedersi a tavola per completare il quadro delle preziose ricchezze di questa regione alpina che corre tra Italia e Svizzera, e che ha fatto della sua agricoltura di montagna una risorsa senza fine, dando vita anche al Distretto Agroalimentare di Qualità della Valtellina per valorizzare e promuovere tutti i prodotti, a marchio e non, simbolo della tradizione e della storia locali. Perché non approfittare del lungo ponte dell’Immacolata ormai alle soglie per dare ampia soddisfazione ai piaceri del palato in questa terra che sa farlo egregiamente, tra ristoranti e agriturismi, visite a bresaolifici e meleti, vigneti e caseifici?
Per riscaldarsi dai primi freddi che ormai si fanno sentire, niente di meglio degli irresistibili pizzoccheri, piatto della tradizione contadina e vero e proprio simbolo valtellinese, la cui cultura, diffusissima nella provincia di Sondrio, ne fa un vero e proprio riferimento popolare. L’antica ricetta delle caratteristiche tagliatelle grigio-marrone ottenute dall’impasto di farina di frumento e farina di grano saraceno, condite con patate e verze, coste o spinaci, e insaporite da burro e formaggio (rigorosamente Valtellina Casera) è preservata dall’Accademia del Pizzocchero di Teglio.
La Valtellina, si sa, vanta anche una secolare tradizione casearia: il Bitto dalle origini celtiche che nasce in estate sui pascoli d’alta quota, e il Valtellina Casera prodotto nei caseifici del fondovalle si fregiano della DOP, ma vanno rilevati anche lo Scimudin e altri formaggi lavorati secondo le tecniche di produzione storiche.
Il sapore inconfondibile della Bresaola della Valtellina IGP è dovuto all’aria fresca e asciutta proveniente dalle Alpi e alle particolari caratteristiche fisiche del sondriese, che insieme creano le condizioni ideali per la sua graduale stagionatura, oltre alla scelta dei tagli migliori del bovino adulto (in primis la punta d’anca), l’abilità nella rifilatura, il dosaggio degli aromi naturali utilizzati, le variazioni di temperatura e umidità. Da gustare anche al naturale, tagliata a fette molto sottili e accompagnata da pane di segale.
La tradizionale coltivazione delle mele, concentrata nel fondovalle tra Sondrio e Tirano e consistente in ben 300.000 quintali, produce frutti come le croccanti e aromatiche Red Delicious, le dolci e gialle Golden Delicious, la succosa ed estiva Gala; mentre il dolcissimo miele che profuma di fiori si traduce nel Millefiori di Montagna al sapore intenso del castagno, morbido dell’acacia e balsamico del tiglio, e nel delicato Millefiori di Alta Montagna con cristallizzazione fine e cremosa, ma il più pregiato è senza dubbio il miele monoflorale di rododendro, dolce e lievemente fruttato.
I vigneti terrazzati raccontano la storia millenaria del vino e coltivano le uve nebbiolo da cui nascono rossi corposi di gran gusto: il Valtellina Superiore DOCG, lo Sforzato DOCG -il vino da meditazione-, il Rosso di Valtellina DOC e la produzione IGT. Il Nebbiolo, localmente chiamato Chiavennasca, è la qualità prevalente del vitigno valtellinese, a cui si affiancano i minori Rossola, Pignola, Prugnola e molti altri.
E ancora, tutti i frutti tipici come mele, lamponi e mirtilli si trasformano in succhi o in ingredienti principe di grappe e liquori, per cui si ricorre alle erbe aromatiche d’alta montagna raccolte e immediatamente utilizzate per non disperderne gli aromi.
Tra i dolci, il più noto è la bisciola, variante del panettone con uva sultanina, noci, nocciole e fichi secchi, ma anche la tradizionale torta di grano saraceno e i biscottini di Prosto, fatti con farina, zucchero e tanto burro e originari della Valchiavenna, che chiudono in dolcezza il tipico pranzo montanaro.
E a questo punto, sarà decisamente una buona notte all’Hotel Posta **** e SPA di Sondrio, in pieno centro cittadino, dove nelle grandi e confortevolissime camere candide e nelle suite impreziosite da opere d’arte di noti autori, vi sentirete dei veri nobili ottocenteschi. E se volete provare a cimentarvi…
La ricetta tradizionale dei PIZZOCCHERI, pasta di farina di grano saraceno e altri sfarinati condita con patate, verdure e formaggio Ingredienti per 6 persone: 500g di pizzoccheri, 300g di patate, 250g di burro, 300g di verze, coste o spinaci, 500 g di formaggio semigrasso (Valtellina Casera DOP), 150g di formaggio da grattuggia, 2 spicchi d’aglio. Preparazione: in una pentola portare a bollore 1,5 litri di acqua salata; versarvi le patate tagliate a dadi e le verdure tagliate a piccoli pezzi. Dopo circa 5 minuti aggiungere i pizzoccheri e far cuocere per altri 12/15 minuti. Scolare con un mestolo la miscela di pizzoccheri e verdure, disponendola in una teglia a strati alternati con il formaggio semigrasso tagliato a fettine e il formaggio da grattugia. Preparare in un tegame il burro fuso e soffritto con aglio o salvia, versarlo sui pizzoccheri amalgamando il tutto accuratamente. Servire in piatti caldi pepando a piacere.
La ricetta tradizionale degli SCIATT, frittelle di grano saraceno ripiene di formaggio caldo (ma c’è anche la versione dolce con ripieno di cioccolato) Ingredienti per 4/6 persone: 300g di farina di grano saraceno, 100g di farina bianca 00, sale, un pizzico di bicarbonato di sodio, 1 bicchierino di grappa, acqua, 500g di latteria giovane tagliato a cubetti, olio di semi di arachide. Preparazione: impastare la farina di grano saraceno con la farina bianca e il bicarbonato utilizzando l’acqua fino a ottenere un composto abbastanza consistente. Lasciar riposare la pastella. Unire la grappa. Il formaggio deve essere intanto tagliato a dadini e tenuto in frigorifero. Far scaldare l’olio in una pentola capiente: quando inizia a friggere farvi scivolare un po’ di impasto contenente alcuni cubetti di formaggio, aiutandosi con un cucchiaio. Cuocerne pochi alla volta per evitare che si attacchino insieme. Lasciarli gonfiare e colorire, scolarli e servirli su un letto di cicoria condita.
La ricetta tradizionale dei TAROZ, purea di patate e fagiolini con formaggio e burro valtellinese. Ingredienti per 4 persone: 400g di patate, 300g di fagiolini, 200g di Valtellina Casera DOP, 150g di burro, 1 cipolla, sale e pepe. Preparazione: Far bollire in acqua le patate sbucciate con i fagiolini, lasciar cuocere bene, scolare e schiacciare il tutto con un cucchiaio di legno in modo da ricavarne quasi una purea. Salare e pepare. Aggiungere il burro precedentemente soffritto con la cipolla e il formaggio Valtellina Casera DOP. Altre ricette della tradizione su www.valtellina.it e sul ricettario “Assaporiamo la Valtellina“