Ferrara, tra vie di acqua e di terra

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Lo chiamano turismo esperenziale. Vale a dire, un turismo che non è più soltanto una semplice visita di luoghi, ma anche una coinvolgente sperimentazione in prima persona della loro offerta tipicamente territoriale, tra usanze, prodotti, tradizioni e stili di vita. Per calarsi totalmente nella loro quotidianità e tornare a casa con mente e cuore decisamente più carichi di soddisfazione.
Una modalità che sta prendendo sempre più piede, apprezzatissima e sicuramente destinata a crescere un po’ ovunque. E di cui ha subito colto la potenzialità Sipro, l’agenzia di sviluppo della provincia di Ferrara, gestendo il progetto europeo Adrion 5 Senses, che ha lo scopo di proporre un approccio capace di coinvolgere tutti i cinque sensi – vista, olfatto, udito, gusto, tatto – per sviluppare il turismo sostenibile della linea Adriatica-Ionica, valorizzandone e conservandone il patrimonio naturale e culturale.
Partirà ufficialmente la prossima primavera, anche nell’ottica della strategia d’azione di Metropoli di Paesaggio, che prevede un sistema di approdi favorenti il percorso urbano via acqua con la realizzazione di itinerari sostenibili tra corsi d’acqua, piste ciclabili, mezzi elettrici e treni di superficie, per tutelare l’ambiente e recuperare luoghi e tessuto sociale delle aree periferiche valorizzando le infrastrutture già esistenti.
Io, però, ho avuto l’opportunità di sperimentare in anteprima una delle proposte, organizzata da Sipro in collaborazione con il Consorzio Visit Ferrarae non me la sono fatta sfuggire.

Tutto è partito dall’approdo fluviale di Baura – la darsena ferrarese, di recentissima inaugurazione – dove mi sono imbarcata sul battello Nena, navigando lentamente sulle acque placide del Po di Volano tra i colori infiammati di un pittoresco foliage autunnale (che a primavera si tramuteranno in una fervida esplosione floreale) che accendono le sponde di pura bellezza e mettono addosso una quiete prodigiosa.
Poi lo sbarco nella piccola frazione di Sabbioncello San Vittore, per inforcare la bicicletta che attraverso un percorso ciclabile a tutta natura, tra cascine rurali e Delizie Estensi (le antiche residenze della famiglia ducale rinascimentale), mi ha portata dritta dritta al cospetto dei grandi piatti della tradizione gastronomica territoriale all’Antica Locanda La Paradora nella campagna di Formignana, uno di quei posti in cui basta varcare la soglia e ritrovarsi in un caldo e accogliente ambiente in legno per capire che si mangerà alla grandissima: una cucina tipica che vale davvero la pensa conoscere, tra pinzini ferraresi (meglio noti nel resto dell’Emilia come “gnocco fritto”) accompagnati da affettati e formaggi misti e cappellacci ripieni di zucca conditi con il ragù di carne, salama da sugo con purè di patate e torta Tenerina al cioccolato con crema al mascarpone o chantilly.
I cappellacci alla zucca
Poi, rifacendo allo stesso modo l’intero percorso inverso, mi sono ritrovata al Fienile di Baura, nella cintura verde cittadina, per mettere, questa volta, le mani in pasta cimentandomi con un laboratorio gastronomico nella preparazione di alcuni di quei piatti. E in un attimo è stata sera. La sera di una giornata tutta da vivere, di quelle che ti lasciano addosso la voglia di rifarlo al più presto per scoprire altro ancora, altrove. Perché calarsi nella vita di un territorio è senza dubbio il modo migliore per incontrarlo, conoscerlo, capirlo. Apprezzandolo davvero a fondo.

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