13 novembre 2019 – Se è vero che la pizza napoletana non conosce confini, a confermarlo è il suo sbarco nientemeno che in Canada, per la precisione a Toronto, dove all’interno di Eataly apre oggi i battenti (tutti i giorni dalle 10 alle 23) una nuova sede di Rossopomodoro, in cui il piatto principe della tradizione italiana uscirà nientemeno che da due forni a legna “fornodoro” rivestiti di mosaico oro.
Un’apertura che farà certamente la gioia dei locals, considerate le tante eccellenze italiane presenti in menù, con ingredienti di stagione esclusivamente campani e italiani e produzioni agroalimentari DOP ad arricchire impasti sapientemente preparati e lievitati secondo la tradizione napoletana. Intanto in Italia, negli oltre cento ristoranti della catena partenopea, arrivano ad arricchire il nuovo menù autunno/inverno due pizze al prosciutto cotto Gran Biscotto, create in collaborazione con Rovagnati: la Gran Biscotto, pizza gourmet con parmigiana di melanzane, provola affumicata di Agerola, cialda di grana e basilico, e la Bianca, con mozzarella, cialda di grana e basilico. Per quel pizzico di gusto in più che sa fare la differenza.
Mi sono fatta una pizza. Quasi letteralmente. Nel senso che non l’ho impastata, farcita e infornata. Però l’ho ideata e composta, scegliendomi tutti gli ingredienti dal primo all’ultimo: l’impasto con acqua di mare purificata, la farcitura con brie e salsiccia, e una bella spolverata di noci e mandorle tritate. Una vera delizia, come potete constatare dalla foto qui sopra. Ma la cosa curiosa è che non l’ho fatta a casa mia. Ma in pizzeria.
Sì, perché da Mani in Pasta ognuno crea la pizza che vuole, a seconda dei propri gusti e fantasie, intolleranze e allergie. A cominciare dall’impasto, che può essere con una miscela di tre farine macinate a pietra, integrale con spremitura a tutto chicco, grano duro e farina zero, con lievito madre e 72 ore di lievitazione; oppure a base di acqua di mare purificata (che contiene il 50% di sodio in meno), farina integrale, di soia e di segale, semi di girasole, sesamo, lino, miglio, con lievito madre e 36 ore di lievitazione. Per proseguire con un’enorme varietà di ingredienti di ogni genere, pesci e frutta compresi. E in pochi istanti arriva in tavola, fumante e invitante, la pizza dei propri sogni. O, se si preferisce, direttamente a casa propria.
Un’idea assolutamente indovinata quella del patron Andrea Villani, tanto che alle due sedi milanesi già esistenti (via Padova e via Pisacane, con una piacevole atmosfera informale in stile industrial) se ne aggiungerà una terza il prossimo autunno, sempre in città, che oltre a proporre lo stesso sistema fai da te, introdurrà anche proposte gourmet e sfiziose, sempre con materie prime e ingredienti selezionatissimi, e degustazioni guidate di pizze abbinate a vini doc e docg. L’obiettivo è arrivare a quattro locali a Milano per poi guardare anche al resto d’Italia e all’estero, a cominciare da Londra. Il prezzo? Basta sommare il costo di ogni singola scelta: 4 euro l’impasto con tre farine, 5 euro quello con acqua di mare, 1 euro ogni ingrediente, e il gioco è fatto. Così si decide autonomamente non solo cosa mangiare, ma anche quanto spendere. Perfetto, no?
L’ho sempre mangiata rotonda, al trancio, al metro, perfino al padellino. Ma mai ovale, a quadrotto, a barca, a fagotto, a ciambella, a bouquet, a bocconcino o a tramezzino. Almeno fino ad ora. Perché quando ho varcato la soglia di Così fa Antonino Esposito, neonata pizzeria a Milano del creativissimo maestro pizzaiolo sorrentino noto per aver inventato una ventina d’anni fa la Frusta sorrentina, mi sono subito resa conto che per lui la pizza ha un nuovo concept: è una questione di forma, anzi di forme. In un locale luminoso che è un vero e proprio angolo della sua terra natìa, vivacizzato da maioliche bianche e blu dipinte a mano che si rincorrono sui tavoli e sui banchi di lavoro, le sue insolite pizze osano con una quantità di impasti innovativi a base di farine biologiche, cereali, canapa, riso venere integrale, farro, grano arso, segale e gluten free, aromatizzati con birra artigianale, infusi di limone di Sorrento Igp, vino e finocchietto selvatico, e animati da forme stravaganti studiate per tenere al meglio le farciture, fatte di abbinamenti azzeccati con ingredienti locali come i limoni Igp, le noci di Sorrento, il fior di latte dei Monti Lattari, il provolone del Monaco DOP, le alici di Cetara e la sapida Colatura, il finocchietto selvatico, i pomodorini del Vesuvio, la mozzarella di bufala campana DOP e l’olio extravergine d’oliva aggiunto solo all’uscita dal forno. Insomma, piccole delizie di grande gusto, che fanno davvero venire voglia di provarle tutte per scoprire sapori unici e inaspettati. E io naturalmente mi sono buttata su quelle, ma gli amanti della cucina locale in toto troveranno soddisfazione anche in altri piatti tradizionali, come ad esempio gli immancabili gnocchi alla sorrentina e una selezione di formaggi campani artigianali, anche rari, come il Pecorino di Carmasciano, il Conciato Romano, l’Erborinato di bufala, la Caciotta di capra dei Monti Lattari, il tutto accompagnato da vini campani e nazionali e da cocktail ai sapori e ai profumi di Sorrento. Una deroga alle pizze, però, l’ho fatta, o forse no: non ho resistito al sublime bignè di pasta di pizza fritta ripieno di crema di pastiera napoletana. Ma credo non possa farlo nessuno… E intanto, dopo Milano, le variazioni di pizza di Antonino Esposito sbarcano anche a Firenze nella food court “Godi Fiorenza”; la scalata all’intera penisola è appena cominciata… Così fa Antonino Esposito Via Solferino 27, 20121 Milano Aperto da lunedì a sabato dalle 12.00 alle 14.30 e dalle 19.00 alle 23.45
[box] La Frusta sorrentina. Nel 1996, con un pugno di farina, acqua e creatività, Antonino inventa quasi per caso la Frusta Sorrentina: stende e allunga una porzione di panetto rimasta sul bancone, e la chiude con un “pizzico” al centro e alle estremità, in una sorta di barchetta farcita di pomodorini e mozzarella. E come per magia, non solo diventa la pizza più richiesta dai suoi clienti, ma in poco tempo varca i confini nazionali raggiungendo la Gran Bretagna, l’Islanda e gli Usa. Ora è un brevetto registrato, proposto al forno o fritto con le più delicate e svariate farciture.[/box]