Una festa all’insegna dei tradizionali e irresistibili sapori campani a base di ravioli capresi, polpettine di manzo e l’immancabile pizza napoletana: così Rossopomodoro San Babila ha celebrato l’atteso riconoscimento dell’arte dei “pizzaiuoli” napoletani a Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco, conferito all’unanimità lo scorso 7 dicembre a Jeju, in Corea del Sud, dal Comitato di governo dell’Unesco, su proposta di Alfonso Pecoraro Scanio che si è fatto promotore della petizione conosciuta come #pizzaUnesco, ottenendo oltre due milioni di firme. Una vittoria strameritata, non solo per il riconoscimento del valore degli artigiani del piatto più simbolico d’Italia, ma anche per la tradizione artigianale del cibo in toto, che adesso, nel 2018 anno della cucina italiana, non può che essere messa a frutto. E infatti questa festa è stata anche il primo di una serie di eventi golosi che Casa Rossopomodoro organizzerà per l’intero anno in tutta la penisola con grandi Maestri di cucina ed Executive Chef. Il prossimo step sarà un tour dedicato alle zeppole di San Giuseppe, uno dei dolci tipici della tradizione pasticcera napoletana, preparate secondo la ricetta originale scritta intorno all’anno 1837.
Che bella scoperta questo mosso! E non soltanto perché qui la pizza è davvero deliziosa. Ma anche per tutto il progetto sociale che gli ruota intorno, nato da una partnership di cooperative e associazioni guidata da La Fabbrica di Olinda. E decisamente utile e molto interessante per la vita del quartiere in cui è immerso.
Un vero e proprio spazio multidisciplinare a ridosso del Parco Trotter, nella zona nord-est di Milano. Dove oltre a bar, ristorante e pizzeria, trova posto innanzi tutto anche un utilissimo portierato di quartiere che assolve a ogni incombenza e necessità della zona. Poi c’è il prezioso laboratorio di inclusione sociale e formazione professionale, in cui imparare un mestiere e avere accesso al lavoro (spesso proprio all’interno della pizzeria stessa). Il club dove alla sera si tengono concerti di musicisti esordienti (ma non solo) ed eventi culturali. E una sala al piano superiore, la Sala delle Capriate, per convegni, eventi, matrimoni e cene di gala.
Gli abbinamenti irresistibili della pizza di mosso
Ma torniamo alla pizza, che merita davvero. Un ventaglio di delizie leggere e fragranti dal bordo soffice, grazie agli impasti con farine macinate a pietra, semi-integrali e integrali, e lievito madre lasciato agire per 24 ore. Con una varietà di topping provenienti in gran parte dall’appena inaugurato Alveare di Via Padova, con i suoi prodotti genuini di piccoli agricoltori locali. Proposti in combinazioni indovinate con risultati davvero irresistibili dalla maestria del pizzaiolo Daniele Falcone.
Ovviamente ne ho assaggiate più di una, anche considerato che qui arrivano in tavola tagliate a spicchi per favorire il piacevole clima informale di condivisione che regna sovrano. Dovuto anche agli arredi colorati, alle luci che piovono dal soffitto, alla cucina aperta in maniera invitante con forno a vista.
E ho trovato strepitose, ad esempio, la Alici e Stracciatella con pomodoro, alici di Cetara, stracciatella di bufala e zest candite di limone. La Caci e Pepe con stracciatella di bufala, fiordilatte di Agerola, quartirolo, toma di capra e cialda di grana padano. La Brianzetta e Quartirolo con fiordilatte di Agerola, funghi, brianzetta (pancetta artigianale brianzola cotta a vapore) e quartirolo.
Mentre una menzione speciale va sicuramente anche alla mosso d’inverno : in ogni stagione c’è sempre in carta una pizza particolare vegana, ispirata a colori e sapori di stagione. E quella attuale con crema di zucca mantovana, hummus di ceci, funghi, pomodori gialli e nocciole tostate è davvero sorprendente per la perfetta armonia con cui i sapori si amalgamano fluidamente tra loro. Al punto che adesso non vedo l’ora di scoprire quale sarà la prossima. E di tornare ad assaggiarla, of course!
mosso via Angelo Mosso 3 ang. Via Padova, 20127 Milano aperto da martedì a domenica, dalle 19.30 alle 23.00 (il ristorante anche a pranzo tutti i giorni)
9 marzo 2021 – Sono le nuove aperture a Novara e a Roma il regalo per il quarto e odierno compleanno di Pizzium, format di pizzerie napoletane particolarmente noto per la sua azzeccatissima offerta di pizze regionali create con i prodotti più tipici di ciascun territorio. Prodotti IGP e DOP che da qualche tempo sono anche protagonisti in proprio, dal momento che la catena li propone anche in vendita in cinque kit regionali – Puglia, Basilicata, Lazio, Campania e Abruzzo – o “sfusi” in un più vasto assortimento O’Shop, da acquistare direttamente in pizzeria oppure online. Una sorta di bottega alimentare di quartiere, insomma, in cui acquistare salumi, formaggi e verdure, pane e focaccia sfornati freschi ogni giorno e prodotti da dispensa come paste artigianali e conserve, tutti rigorosamente certificati nella loro provenienza e tipicità territoriale, per cimentarsi con le più tipiche ricette tradizionali o sbizzarrirsi nella creazione di piatti sempre nuovi.
La mia carbonara con Pizzium O’Shop
Io, personalmente, da milanese doc perdutamente innamorata anche della capitale, mi sono messa alla prova con la carbonara, uno dei miei piatti romani preferiti. E diciamo che per essere stata la mia prima volta non me la sono cavata poi così male, come vi mostro in foto, anche se mi devo ancora allenare con la crema di tuorlo d’uovo e pecorino…
Se ci provate anche voi non dimenticate poi di condividere sui social ricette e foto dei vostri piatti, con l’hashtag #PIZZIUMINCUCINA e tag @Pizzium: sarà un po’ come mangiare tutti insieme nell’attesa di tornare a farlo realmente…