Sono le spettacolari feste di tradizione sotto il segno del fuoco, i presepi viventi e quelli di cartapesta, i suggestivi centri storici dove ancora si parla l’antichissimo griko, a far sì che il Salento, splendida meta di turismo estivo, abbia tanto da far scoprire e raccontare anche d’inverno.
Soprattutto a un passo dal Natale, quando le statuine dei celebri presepi di cartapesta di Lecce sembrano prendere vita in quelli viventi, numerosissimi in zona, come ad esempio quello di Sternatia, ambientato nelle vecchie case e tra le corti del centro storico, e dove i personaggi parlano in griko, dialetto molto simile al greco moderno importato dai primi coloni greci in età classica e dai monaci bizantini dell’anno Mille, e tuttora in uso in undici comuni della Grecia salentina, insegnato addirittura in apposite scuole.
E mentre a Presicce, città dei frantoi ipogei, va in scena una grande festa in onore di Sant’Andrea, santo protettore dei pescatori, con enorme focara tra fuochi d’artificio, bande, luminarie e triglie arrostite sul fuoco, a Novoli fervono i preparativi per la tradizionale festa di Sant’Antonio Abate del 16 gennaio, quando una maestosa pira di tralci di vite del Nord Salento verrà fatta ardere in suo onore, con il tocco di grandi designer chiamati a interpretare quella che viene considerata l’espressione per eccellenza dell’arte contadina.
Ed è un Salento magico e misterioso quello di Patù, sul mar Jonio, con la sua Centopietre, monumento costruito con i cento massi che appartenevano alla Città Messapica di Vereto e che pare sia stato la tomba del generale bizantino Gimignano; quello di Tricase con gli affreschi della Cripta della Madonna del Gonfalone; quello di Supersano con la Cripta bizantina della Madonna di Coeli Manna dai dolci occhi a mandorla e il Santuario seicentesco con la volta a stella dalle sei punte, vicino all’Albero della Manna. Qui, a pari distanza tra Adriatico e Jonio, è possibile concedersi una passeggiata a cavallo tra la campagna e le masserie della zona con i vecchi carretti dei volontari dell’Associazione Amici del Cavallo di Supersano, o noleggiare ultraleggeri a due posti della Scuola di Volo 191 Aero Club di Brindisi. In attesa del prossimo 23 febbraio, quando a Copertino, nota nel mondo per aver dato i natali a San Giuseppe, il Santo dei voli, dell’aviazione e degli studenti, in occasione dei 350 anni dalla morte faranno ritorno da Osimo le sue Sacre Spoglie, vicino alla stalla dove nacque. Poi di lì a poco, nel solare Salento, esploderà di nuovo l’estate.
di Grazia Garlando
Da buona milanese, a Como sarò andata decine e decine di volte. La trovo solare e rilassante, con la sua elegante passeggiata che conduce alla Cattedrale trecentesca di Santa Maria Assunta e la facciata affollata di statue che racconta la storia della salvezza dell’umanità, il broletto duecentesco gotico ex municipio cittadino, il Teatro Sociale settecentesco tanto voluto da Napoleone al punto da far demolire il castello visconteo che sorgeva precedentemente al suo posto e che ora emana musica su tutta la piazza, le terme romane e il palazzo Terragni, ex storica Casa del Fascio ora sede della Guardia di Finanza, fino alle decoratissime ville liberty del delizioso e sovrastante paesino di Brunate, ancora raggiungibile con la funicolare di fine Ottocento. E poi il lago, con i suoi 47 chilometri di lunghezza e le montagne che lo circondano con un colpo d’occhio davvero spettacolare!
Il lago, per l’appunto. Avete idea di tutte le bellezze nascoste che può mostrare navigandolo in battello su su fino ad approdare in acque svizzere? Mi imbarco proprio in centro città, per non perdermene neanche una. Il primo incontro è con il Life Electric, il monumento di Daniel Libeskind dedicato ad Alessandro Volta, nativo della città, posto al termine della Diga Foranea, l’ariosa passeggiata in mezzo al lago. E mentre mi lascio alle spalle, una dopo l’altra, altre strutture altamente simboliche, come il Tempio Voltiano, ora museo che conserva il primo prototipo di pila elettrica, il Monumento ai Caduti della prima guerra mondiale e lo stadio, ex velodromo inaugurato nel 1927 in occasione della morte di Alessandro Volta, con tutto il circostante quartiere sportivo, ecco che ha inizio la romantica passeggiata sul lungolago puntellata dalle celebri ville: da Villa Olmo con la sua piccola spiaggia sabbiosa e il suo fiorire di eventi culturali a Villa del Grumello che ospita la Fondazione Alessandro Volta dedicata agli studi scientifici, da Villa Raimondi dove si celebrò il matrimonio lampo di Giuseppe Garibaldi con la nobile diciottenne Giuseppina Raimondi (durato solo qualche ora, il tempo di scoprire che la neo sposa aspettava un figlio da un altro uomo) a Villa Erba, ex dimora della celebre dinastia farmaceutica dove nel tempo sono stati girati tanti film hollywoodiani, proprio come a Villa d’Este che nel 1925 ospitò nientemeno che le riprese del primo film di Alfred Hitchcock Il labirinto delle passioni. Sono tanti, oltre al suo, i nomi altisonanti che nel tempo hanno apprezzato e frequentato questo panoramico susseguirsi di giardini scenografici e boschi di cipressi, cascate e roseti, spiagge e calette segrete che si intercalano tra tanti piccoli e deliziosi comuni come quelli di Cernobbio e Moltrasio (con la sua celebre pietra grigia con cui sono state costruite le mura), Torno e Blevio, oltre naturalmente a quella Laglio ormai nota in tutto il mondo grazie alla Villa Oleandra di George Clooney: da Vincenzo Bellini a Winston Churchill, da Giuditta Pasta a Napoleone, da Alessandro Manzoni a Gianni Versace. E se sono tante le ville storiche attualmente adibite a funzioni istituzionali, non sono poche neanche quelle di proprietà privata, con tanto di accesso diretto al lago e funicolari proprie per raggiungere il centro abitato più vicino, tra le quali spicca ogni tanto a far da contrasto qualche edificio residenziale e hotel dall’architettura estremamente moderna.
Del resto, il turismo era arrivato in questi splendidi luoghi già alla fine del 1600, poi divenuti tappa fondamentale nei celebri Gran Tour dell’aristocrazia settecentesca. Anni in cui Como era già attivissima nel settore della seta, la cui produzione era stata avviata nel 15° secolo nell’intera Lombardia da Ludovico il Moro grazie alle sue acque lacustri dotate di una composizione chimica particolarmente idonea alla lavorazione di questo tessuto. In seguito, Alessandro Volta diede un ulteriore impulso con la meccanizzazione dell’energia, architetti e pittori se ne interessarono creativamente, e negli anni Venti l’industria serica comasca spiccava letteralmente il volo. Tutto splendidamente documentato dal Museo Didattico della Seta, che ne racconta storia e tradizione attraverso l’evoluzione di tessuti, telai, macchinari e processi di lavorazione.
E allora, sulla scia della tradizione, non posso che scegliere di soggiornare nei locali di un’ex tintoria tessile, in parte ancora riconoscibile, che da inizio anno ospita il nuovissimo Hotel Hilton Lake Como, sulla bella passeggiata che conduce a Villa Olmo e a una decina di minuti a piedi dal centro. E non solo perché è estremamente confortevole nella sua elegante linearità fatta di legno, pietra e tessuti in colori neutri che gli danno un tocco total nature, o perché nella sua spa posso coccolarmi con seducenti trattamenti alla seta, o ancora perché in alcune delle sue suite posso addormentarmi alla luce delle stelle grazie al soffitto di vetro o respirare il profumo delle erbe aromatiche del piccolo orto privato. Sarebbe già abbastanza, certo. Ma poi c’è quella infinity pool a sfioro con vista lago che lascia senza fiato, con rooftop bar Terrazza 241 e le sue immense vetrate che inondano di luce naturale, dove vige l’innovativo concetto dello sharing menu e, fino a settembre, anche uno sfizioso brunch domenicale all’aperto con antipasti di mare e di terra, grigliata di carne e pesce con verdure, e trionfo di dolcetti, tutto accompagnato da prosecco, sangria o cocktail vari. Magari mi farò raggiungere dagli amici, visto che la terrazza è aperta anche agli ospiti esterni. E la sensazione di vacanza sarà davvero completa. Anche a così breve distanza dalla mia Milano.
La chiamano “Il giardino di Francia”, ora più che mai. Perché ispirata dal Rinascimento italiano, la Valle della Loira ha dato vita a una sorprendente fioritura di nuovi e insoliti giardini. Capaci di risvegliare tutti i cinque sensi perché aperti a diverse espressioni artistiche: teatro, danza, musica, scultura, pittura, gastronomia. E ognuno con qualche curiosità…
Clos Lucé
Il luogo in cui Leonardo da Vinci trascorse i suoi ultimi anni di vita è diventato una sorta di viaggio all’interno delle sue opere. Nel Giardino di Leonardo sono infatti state inserite oltre trenta specie di piante da lui disegnate come pini, frassini e cipressi, ricostruiti dettagli di rocce, grotte, sorgenti e cascate, e perfino la nebbia sullo stagno a rievocare il celebre sfumato dei suoi dipinti.
Amboise
L’ultima novità è la piantumazione di una cinquantina di gelsi in aggiunta a quelli preesistenti. Allo scopo di riproporre la storica tradizione della bachicoltura, introdotta qui nel Quattrocento dal re Luigi XI che istituì le seterie reali a Tours. Quest’anno, inoltre, si inaugura al suo interno il primo Conservatorio del Gelso.
Chambord
Castello e giardini sono circondati dal più grande parco cintato di tutta Europa. Con orti biologici e sostenibili e la novità degli orti in permacultura: quattro appezzamenti di orti bio e oltre centoquaranta varietà antiche di meli, peri e peschi, oltre a piante medicinali e aromatiche. E intanto nei vigneti è rinato il settecentesco vino di Chambord, rappresentato da due bianchi e un rosso.
Chaumont
E’ lo scenario del Festival Internazionale dei Giardini. Il cui tema dell’edizione 2022 è il giardino ideale in un mondo caratterizzato dall’urbanizzazione, dal riscaldamento globale, dal crescente desiderio di natura e dai bisogni alimentari.
Plessis Sasnières
Un parco all’inglese creato secondo un “disordine ordinato” intorno al piccolo stagno e a una proprietà ottocentesca. Con piante imponenti come il platano orientalis, il castagno rosa e il cedro del Libano, fiori, meli, siepi e topiari, vale a dire quelle potate secondo una forma geometrica.
Villandry
Con i suoi quattro livelli di terrazze – l’orto giardino, i giardini ornamentali, il giardino d’acqua e il labirinto, il contemporaneo Giardino del Sole – è il più grande complesso rinascimentale della Valle della Loira. Impreziosito spesso da mostre di scultura, pittura e fotografia, può essere suggestivamente visitato anche di notte.
Rivau
Ben quindici giardini circondano il castello quattrocentesco, con una distesa di fiori sorprendente: 495 varietà di rose, iris, peonie e gigli, oltre a una rara raccolta di zucche. Tutti da scoprire attraversando la Foresta Incantata, il Sentiero di Pollicino, Alice nel Paese del Rivau, il Giardino Segreto, il Giardino della Principessa Raperonzolo e il Giardino delle farfalle, in un verdissimo e profumato mondo fiabesco.