Risotto allo zafferano, mortadella di fegato e pasta di grano monocco: apre nella suggestiva atmosfera dei Chiostri di San Barnaba il nuovo ristorante El Chiustrin, esclusivamente dedicato a piatti e prodotti tradizionali della cucina milanese, rivalutando soprattutto quelli antichi e poco noti. Realizzati con una scelta accurata delle materie prime, frutto di uno studio approfondito della storia della tavola milanese e lombarda, fornite da piccoli produttori locali selezionati: alimenti di cascina, di filiera corta o cortissima, spesso con certificazione bio e a km 0. Oltre alla produzione propria del ristorante stesso di alcune specialità, come la giardiniera, il paté milanese, il burro e il dado vegetale.
Il menù, variabile in base alla stagione, abbina le pietanze a una carta dei vini interamente lombarda, che spazia dalle bollicine della Franciacorta ai rossi di Valtellina fino ai sapidi bianchi dell’Oltrepo, in un percorso che parte dalle antichissime produzioni del Buttafuoco Storico e arriva fino alle recenti coltivazioni di Müller Thurgau lombardo.
Nel fascino del chiostro rinascimentale dell’ex quattrocentesco convento francescano, è imperdibile anche l’ura alégra, happy hour con buffet interamente milanese da abbinare a vini, birre artigianali e cocktail originali. E per chi nutre velleità culinarie, l’iniziativa “Chef per una sera” consente di mettersi ai fornelli in prima persona per i propri ospiti nella cucina professionale del ristorante e sotto la guida di un vero chef, con anche la possibilità di incontrare i produttori scoprendo con loro la storia e la nascita di un prodotto artigianale. EL CHIUSTRIN @I Chiostri di San Barnaba Via San Barnaba 48, Milano aperto dal martedì al sabato per aperitivo e cena www.ichiostri.net
Il gelato dell’estate 2014 ha il gusto dolce della ricotta con noci e miele. Ma anche quello più insolito di finocchio e mela verde, rapa rossa e melograno, zucca e mango, riso e zafferano, noce con olio di lino. Il sorbetto è di timo e origano, e la granita di albicocca e rosmarino, pesca e zenzero, caffè e latte di mandorla. Soprattutto, è realizzato in maniera assolutamente artigianale, con alimenti naturali e ingredienti certificati, e perfino servito con coppette e cucchiaini biodegradabili.
E’ questa la tendenza rilevata dall’Osservatorio SIGEP(il Salone Internazionale della Gelateria, Pasticceria e Panificazione artigianale, a Rimini Fiera dal 17 al 21 gennaio 2015), che è anche tra gli organizzatori del Gelato World Tour, golosa kermesse mondiale itinerante che si prefigge di diffondere la cultura del gelato artigianale; penultima tappa in agosto a Berlino, e finale a Rimini dal 5 al 7 settembre.
di Grazia Garlando
Avete mai pensato a Novara come a una città del gusto? Probabilmente no. Eppure dal riso ai biscotti, dal gorgonzola alla paniscia, la cittadina piemontese conserva sapori genuini e tradizionali che meritano davvero di salire alla ribalta.
Tanto per cominciare, costituisce insieme a Vercelli e Alessandria il cosiddetto triangolo d’oro del riso, vale a dire la grande pianura che si estende tra le tre provincie dove viene notoriamente e preziosamente coltivato. Poi si trova nella zona geografica ufficialmente riconosciuta dal Consorzio per la tutela del formaggio Gorgonzola (di cui ospita anche la sede) per la raccolta del latte, la stagionatura e gli standard di produzione del formaggio DOP: il Consorzio riunisce infatti il maggior gruppo di produttori d’Italia vigilando su qualità e tipicità. E forse non tutti sanno che i celebri pavesini sono nati proprio qui, sulla scia dei tradizionali Biscottini di Novara preparati rigorosamente sulla carta paglia, e di cui sono tuttora sconosciute tanto le origini quanto la vera ricetta.
E allora perché non approfittare di una piacevole passeggiata nelle belle vie del suo centro storico, tra le tracce dell’antica cinta muraria di epoca imperiale e i portici albertini con le boutique di tendenza, le dimore seicentesche dei Quartieri Spagnoli e gli insoliti edifici in stile razionalista, per raggiungere i luoghi migliori in cui sperimentare e assaporare pienamente questa inaspettata città del gusto? Impossibile, del resto, non visitare la Basilica di San Gaudenzio (che custodisce al suo interno il corpo del santo, patrono cittadino) con il campanile e soprattutto la celebre Cupola di mattoni dell’architetto Alessandro Antonelli (lo stesso della torinese Mole Antonelliana) sulla cui cima, a ben 121 metri di altezza, svetta la statua del Salvatore. Suo anche il Duomo in stile neoclassico, che conserva ancora il pavimento a mosaico del presbiterio del precedente duomo romanico, ma meritano una visita anche il vicino Battistero paleocristiano affrescato, il Broletto con i suoi quattro edifici di epoche diverse dove ha sede il Museo Novarese, e il Teatro Coccia, vero gioiello cittadino da scoprire.
Ed è proprio da lì che, lasciandosi alle spalle il Castello Visconteo e percorrendo l’Allea, vale a dire i bastioni che circondano la città, che si raggiunge L’allegra cucina, un piccolo ristorante di recente apertura dalla piacevolissima atmosfera familiare con mobili di antiquariato e servizi da tavola artigianali, dove la titolare Monica Ruspa, grazie a un ricettario segreto di famiglia tramandato di generazione in generazione, cucina con le sue mani i piatti più tipici della tradizione piemontese, con ingredienti selezionati come, per citarne uno, il riso sopraffino Cammeo dell’azienda agricola Francesco Ferrari. Qualche esempio? Gli agnolotti di carne e biete e il risotto al Nebbiolo con toma della Val Sesia, il gelato al latte con Vov casalingo e l’immancabile paniscia, il tipico piatto novarese che si contende la paternità con Vercelli (dove si chiama panissa): si tratta di un sostanzioso piatto unico di origine contadina che un tempo si mangiava nei giorni di festa, a base di riso, insaccati, verdure, legumi e vino rosso. Ma non mancano i salumi serviti con giardiniera fatta in casa, le acciughe al verde pan caldo e burro di malga, il budinetto di zucca con fondente di toma e scaglie di Mimolette, i crostoni con lardo della Val d’Ossola e miele di castagno, oltre a una selezione di vini del territorio e non solo, tra cui assolutamente da provare quelli del Consorzio Tutela Nebbioli dell’Alto Piemonte. Una tipica e assolutamente deliziosa cucina della nonna, insomma, impreziosita qua e là da guizzi creativi e innovativi, e che progetta di ospitare anche mostre, letture, degustazioni di vini e birre e corsi di cucina, come quello di prossima programmazione su pani e farine.
E se purtroppo a Novara sono scomparsi tutti i locali e i caffè storici, è per fortuna ancora presente e attivissimo l’ottocentesco Biscottificio artigianale Camporelli, l’unico a produrre ancora gli originali Biscottini di Novara (fatti con zucchero, farina, uova e burro) continuando la tradizione, oltre a varianti al cioccolato, triscotti cotti tre volte e al tipico dolce di San Gaudenzio con marron glacé e mandorle. Per assaporare ancora una volta il gusto pieno della città. Una curiosità sul Gorgonzola Si dice sia nato dalla distrazione di un contadino che, stanco dopo una notte d’amore, miscelò il latte munto la sera prima con quello del giorno. Ciò diede origine alla formazione del caglio e delle muffe, che caratterizzano il celebre formaggio. Per saperne di più sul territorio si può consultare la bella guida gourmArt “Viaggio in Piemonte” (Cinque Sensi Editori, 18 euro) di Teresa Scacchi e Gianfranco Podestà