In Umbria, il Rinascimento di Acquasparta

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Torno sempre volentieri in Umbria. Mi piace la sua atmosfera, quel senso di pace così palpabile che si respira, quell’abbraccio verde che avvolge. E quella sua forza nel mantenere un attaccamento alle radici che non dovrebbe mai andare perso. Anche per questo è tanto ricca di tradizioni, feste e rievocazioni volte a mantenere in vita il suo storico e significativo passato.

E allora questa volta mi ci sono buttata dentro anch’io. Immergendomi nella vibrante Festa del Rinascimento, che si è appena conclusa ad Acquasparta, in quel di Terni, dopo due intense settimane di ricostruzione dei fasti d’epoca del Principe Federico Cesi. Vale a dire, colui che, appena diciottenne, fondò nel 1603 a Roma con tre amici l’Accademia dei Lincei, da cui il suo soprannome Il Linceo. Allo scopo di promuovere e coltivare gli studi naturalistici di cui era appassionato. Per illuminare il mondo attraverso la scienza con uno sguardo acuto come quello di una lince, e invitarlo a non fermarsi alle apparenze della realtà. Anche per questo è la prima accademia tra quelle allora esistenti a scrivere statuto e pubblicazioni in italiano invece che in latino, rendendosi comprensibile a più gente possibile.

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L’Umbria dei Borghi più belli d’Italia

Acquasparta è una piccola e antica località, già citata nel Paradiso dantesco, e meritevolmente inclusa tra i Borghi più Belli d’Italia. Dove leggende, folklore e tradizioni, ma anche tanta storia, si inseguono tra le viuzze strette della storica via Flaminia su cui sorge, le scalinate di pietra, gli archi e i portoni degli antichi palazzi nobiliari.

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Dei tre colli su cui sorgeva originariamente ne è rimasto solo uno, tutt’ora presidiato da una piccola chiesa dedicata a San Francesco. Che, tra l’altro, è anche la prima a essere stata costruita fuori dal circondario di Assisi dopo la sua morte. Al posto degli altri, invece, ora dominano, rispettivamente, la chiesa di Santa Cecilia, sopra l’antica porta d’ingresso in città. E il grandioso Palazzo Cesi, nobile dimora cinquecentesca di Federico, che vi ospitò anche l’amico Galileo Galilei, nonché prima sede dell’Accademia dei Lincei. Che conserva ancora al suo interno preziose biblioteche lignee, soffitti a cassettoni e affreschi di storie e leggende mitologiche e allegoriche.

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Sfide tra le contrade e cucina d’epoca nell’Umbria delle tradizioni

Per questo, ogni anno, il borgo rivive l’arrivo in città di Federico Cesi con questa grandiosa rievocazione, organizzata dall’Ente Il Rinascimento ad Acquasparta. Che, tra cortei in costume e mercati d’epoca, sbandieratori e falconieri, acrobati e danzatori, ricostruisce i festeggiamenti allestiti per l’occasione dall’antica piccola comunità. Coinvolgendo attivamente l’attuale popolazione in appassionanti sfide fra le tre contrade cittadine – San Cristoforo, Porta Vecchia, Il Ghetto – che si contendono la conquista delle chiavi della città, tra gare gastronomiche, teatrali e dei Tamburini, Giochi delle dame e Gioco dell’Oca vivente. Oltre a interessarla con lectio magistralis, conferenze e performance teatrali. Che in questa venticinquesima edizione appena conclusa ha puntato il focus sul tema delle Rivoluzioni, dalla scoperta delle Americhe all’affermarsi della teoria copernicana, tra le più importanti innovazioni rinascimentali.

Una rievocazione che, ovviamente, non può non estendersi anche ai piaceri del palato, di cui l’Umbria, si sa, abbonda. Per questo è stato davvero divertente deliziarsi ai tavoli di legno delle antiche taberne con una golosissima alternanza di piatti d’epoca e cucina del territorio. Brindando allegramente sotto le stelle come sicuramente faceva a suo tempo l’antica comunità alla salute di Federico. Prima di lanciarsi nel cuore delle celebrazioni serali con un’entusiasmante corsa nei leggendari tempi che furono…

Da vedere nei dintorni: L’Area Archeologica di Carsulae

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Si tratta di un’antica città romana di età imperiale augustea che sorgeva sulla via Flaminia, riportata alla luce da scavi relativamente recenti e ancora in corso. Si stima infatti che sia stato scoperto soltanto il 15% di quello che in realtà giace ancora sepolto nel sottosuolo. Alcuni reperti risalgono però anche all’antecedente epoca tardo-repubblicana.
Una città di cui nascita e decadimento sono tuttora avvolti nel mistero, anche se molto probabilmente legati entrambi proprio al passaggio della storica strada in questa zona dell’Umbria. L’assenza di mura difensive racconta infatti il suo carattere pacifico, non militare, bensì commerciale per il traffico delle merci: c’erano soltanto, ancora visibili, i monumentali archi di entrata e di uscita. E per questo, probabilmente, decaduta di pari passo con il progressivo abbandono di questo tratto della via Flaminia. Fino a non averne più alcuna notizia a partire dal 4° secolo d.C.


Gli scavi hanno riportato alla luce le terme all’ingresso principale della città, per consentire a chi vi arrivava di ritemprarsi. E poi la basilica, il foro con i templi e le taberne per la ristorazione, una ricca domus mosaicata, il senato e l’augusteum, il teatro e l’anfiteatro. La minuscola chiesa dei Santi Cosma e Damiano, che conserva ancora l’altare romano e gli affreschi medievali, attualmente suggestiva location per matrimoni. Fino alla necropoli appena fuori dall’arco di uscita, dove troneggia ancora la tomba della più nobile famiglia cittadina. E un piccolo museo che conserva reperti e ritrovamenti della città e dei suoi dintorni. In attesa di altri tesori preziosi che aspettano soltanto di riemergere.

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