Confesso di partire sempre ben predisposta nei confronti di qualcosa in arrivo dai mitici Usa che ho nel cuore. E se poi ne vale anche la pena, ne divento proprio entusiasta. Prendiamo per esempio il poke, uno tra i piatti più tipici della cucina hawaiana e californiana. Ebbene, quello propriamente californiano è arrivato a Milano, e nel giro di sei mesi – tra ottobre 2018 e aprile 2019- si è fatto in tre: tre locali in pieno american style chiamati Poke House e posizionati in zone cittadine colme di fermento e creatività. Il primo all’Isola, il secondo sui Navigli e l’ultimo, aperto appena qualche giorno fa, nell’avanguardistico CityLife Shopping District, dove, tra luci rosa al neon e piante di cactus, in un piacevole e informale easy mood da West Coast, fanno da protagoniste assolute le colorate ciotole di pesce crudo, riso, frutta e verdura fresche, con aggiunta di saporiti topping e salse home made, in una perfetta combinazione gustosa e del tutto salutare. La casa ne propone cinque tipologie – al pollo, al tonno, al salmone, al pesce bianco, vegano – ma è anche possibile crearne a proprio piacimento abbinando gli ingredienti disponibili preferiti: vengono sempre preparate a vista, e proposte con birre tropicali dal gusto hawaiano, tè, estratti, smart water e bevande naturali, proprio come accade lungo la West Coast. La bella stagione offre anche un luminoso dehors, che magari non assomiglia alle lunghe spiagge californiane, ma assicura comunque piacevoli e rilassanti good vibes. E allora forse, chiudendo gli occhi, si può anche riuscire a sentire il profumo del mare…
Poke House Via Gaetano De Castillia 24 Via Pasquale Paoli 3 Piazza Tre Torri e….stay tuned!
In questo mondo che corre sempre più a perdifiato verso un futuro di cui sembra non essere mai sazio, ho scoperto un posto in cui il passato la fa ancora splendidamente da padrone. Siamo in quella campagna novarese ancora saldamente legata alla cultura e alla tradizione millenaria del riso, dove i colori accesi si alternano ai grigiori delle nebbie in un gioco affascinante di contrasti che conquista sempre e comunque, e dove si lavora incessantemente nonostante la magia di ritmi slow che invitano a guardarsi attorno e respirare. Ed è qui, alla Cascina Grampa dell’Azienda Risotesta in San Pietro Mosezzo (NO), che il tempo sembra essersi placidamente fermato nella sua corte chiusa con la casa padronale e gli alloggi degli ex salariati, la stalla e il fienile, e il dormitorio delle mondine che conserva ancora le reti dei letti appoggiate alle pareti e le fotografie che raccontano la loro faticosa e fascinosa vicenda. Una pileria, vale a dire un’autentica azienda rurale che dispone di impianti propri, dove si respira la rilassante atmosfera di un mondo neanche troppo lontano nel tempo anche se lo sembra anni luce, la cui forza e particolarità è quella di aver recuperato e rimesso in funzione per la produzione il sistema meccanizzato azionato da un mulino ad acqua, che a partire dal 1600 fino alla seconda metà dell’800 costituiva il solo tipo di impianto utilizzato per la pulitura del riso, privando il risone grezzo della buccia esterna e dei vari tegumenti protettivi per portare nei nostri piatti il chicco lucido.
Un macchinario ormai scomparso dovunque tranne che qui, con la grande ruota spinta dalle acque della Roggia Crosa, i vecchi ingranaggi che azionano contemporaneamente l’imponente macina, la serie di pestelli della pista in pietra e la macchina ad elica per la sbiancatura e la brillatura, in un sistema, tra l’altro, decisamente puro ed ecologico, che si avvale del passato per infilarsi dritto dentro al futuro.
A un passo da lì, sempre immersa nel paesaggio delle risaie del piccolo borgo di San Nazzaro Sesia, anche la splendida Abbazia Benedettina dei Santi Nazario e Celso, grandioso complesso fortificato del X secolo tra i più significativi del Piemonte che comprende anche il maestoso campanile romanico, il bel chiostro con affreschi quattrocenteschi che raccontano la storia di san Benedetto e la cinta muraria con torrette circolari, strizza l’occhio al futuro attraverso gli atelier e i laboratori artistici installatisi tutt’intorno. In un armonioso amalgama di passato e presente che continua a trasmettere la preziosa cultura di quella creatività popolare magistralmente espressa nel vicino Museo dei Ceppi “Piero Baudo” dalle opere in legno e radici di questo artista dall’abilità sorprendente, che oscillano dalla rappresentazione del Carnevale di Rio a Chernobyl, dalla Statua della Libertà al Discobolo, dai racconti dell’Odissea al Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, dai crocifissi agli animali di ogni sorta.
Non andatevene senza aver fatto visita anche all’adiacente vecchia Ghiacciaia, con una particolare acustica che consente di dialogare ai due capi diametralmente opposti bisbigliando sommessamente verso la parete. E concludete degnamente con aperitivo o cena al ristorante Pane Amore…Poderia, situato nello storico complesso del Cascinale dei Nobili nel vicino borgo di Casalbeltrame, che ospita anche l’interessante Museo Etnografico dell’Attrezzo Agricolo L’civel e le cinque chiesette “matrioska” dal suggestivo colpo d’occhio…
[box] La ricetta con Riso Testa della chef Monica Ruspa del ristorante “L’Allegra Cucina” di Novara, degustata sulla tavola curata dalla designer Eliana Lorena con i piatti unici del progetto Du Riz e accompagnata da vini dell’Alto Piemonte di Cascina Montalbano Risotto al rosso Boca delle Colline Novaresi e toma di Campertogno Ingredienti (4 persone) • 350 gr di riso Riso Testa Baldo Riserva • 1,5 l di brodo di carne magro • ½ cipolla bianca piccola e1/2 scalogno • 250 ml di vino Boca • 50 gr di burro • 100 gr di parmigiano reggiano • 150 gr di toma piemontese a piccoli dadini • sale qb • pepe qb Preparate il brodo opportunamente salato con carne di manzo e vitello, fate sobbollire il vino rosso in un pentolino per 2/3 minuti per far evaporare la componente alcolica, tritate finemente cipolla e scalogno e fateli appassire nel burro a fuoco basso per una decina di minuti, poi aggiungete il Baldo Riserva e tostatelo fino a quando non sarà diventato traslucido. Sfumate il riso con il vino ormai tiepido, lasciate evaporare ancora e proseguite la cottura aggiungendo di tanto in tanto il brodo. Dopo dodici minuti aggiungete la toma tagliata a dadini facendola sciogliere bene per creare un composto omogeneo. Continuate la cottura per altri 4/5 minuti, poi mantecate il risotto con il parmigiano e aggiungete una macinata di pepe.[/box]
Una festa all’insegna dei tradizionali e irresistibili sapori campani a base di ravioli capresi, polpettine di manzo e l’immancabile pizza napoletana: così Rossopomodoro San Babila ha celebrato l’atteso riconoscimento dell’arte dei “pizzaiuoli” napoletani a Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco, conferito all’unanimità lo scorso 7 dicembre a Jeju, in Corea del Sud, dal Comitato di governo dell’Unesco, su proposta di Alfonso Pecoraro Scanio che si è fatto promotore della petizione conosciuta come #pizzaUnesco, ottenendo oltre due milioni di firme. Una vittoria strameritata, non solo per il riconoscimento del valore degli artigiani del piatto più simbolico d’Italia, ma anche per la tradizione artigianale del cibo in toto, che adesso, nel 2018 anno della cucina italiana, non può che essere messa a frutto. E infatti questa festa è stata anche il primo di una serie di eventi golosi che Casa Rossopomodoro organizzerà per l’intero anno in tutta la penisola con grandi Maestri di cucina ed Executive Chef. Il prossimo step sarà un tour dedicato alle zeppole di San Giuseppe, uno dei dolci tipici della tradizione pasticcera napoletana, preparate secondo la ricetta originale scritta intorno all’anno 1837.